Tutti gli articoli di Valentina Monateri

«Mal si tra’ per cerbottana torta»

Deformazione del corpo e formazione del pensiero nella rappresentazione del lavoro pesante, a partire da un sonetto di Michelangelo

di Francesco Scibetta

I’ ho già fatto un gozzo in questo stento,
coma fa l’acqua a’ gatti in Lombardia
o ver d’altro paese che si sia,
c’a forza ’l ventre appicca sotto ’l mento.

  La barba al cielo, e la memoria sento
in sullo scrigno, e ’l petto fo d’arpia,
e ’l pennel sopra ’l viso tuttavia
mel fa, gocciando, un ricco pavimento.

  E’ lombi entrati mi son nella peccia,
e fo del cul per contrapeso groppa,
e’ passi senza gli occhi muovo invano.

  Dinanzi mi s’allunga la corteccia,
e per piegarsi adietro si ragroppa,
e tendomi com’arco sorïano.

            Però fallace e strano
surge il iudizio che la mente porta,
ché mal si tra’ per cerbottana torta.

            La mia pittura morta
difendi orma’, Giovanni, e ’l mio onore,
non sendo in loco bon, né io pittore.

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«Distruggersi / perché è il solo modo di sopravvivere»

Negazione del mito e suo rinnovamento in due riscritture postmoderne dell’Amleto di Shakespeare

di Francesco Scibetta

Noi siamo immagini non bene realizzate.
Crediamo soltanto nei fenomeni soprannaturali,
cioè nel teatro, che è un’esistenza più vera
della vita quotidiana. Al presente crediamo tanto poco
da viverlo anni e anni in una continua impazienza

E. Flaiano, Lettera a un drammaturgo, in La compagnia delle Indie

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La mia tempesta interiore

Giulia Berto, in questa sua composizione, attraverso i ricordi, i pensieri ed i sentimenti del protagonista, entra e scava nelle profondità di una storia d’amore che viene interrotta da una morte inaspettata, nell’ottica del corso di Letterature comparate B, Le forme del sonetto, le forme del tragico: da Petrarca a Shakespeare (Prof.ssa Chiara Lombardi).

In questa riscrittura sono stati trattati alcuni dei temi che caratterizzano Petrarca e Shakespeare, le emozioni che coinvolgono il protagonista sono in parte le stesse provate da Petrarca, sia l’innamoramento che il dissidio interiore. Per quanto riguarda Shakespeare, il protagonista per via dei suoi comportamenti, si riconosce, sul finale, in uno dei personaggi dell’Amleto.

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Sono stanco, le gambe mi tremano e la testa pulsa sempre di più come se qualcuno mi stesse comprimendo le tempie, come se qualcuno stesse piantando un chiodo dopo l’altro per fissare migliaia di quadri nella mia testa. Ma a cosa servono i quadri? Inutili accessori costosi per arredare delle inutili pareti. E poi? Cosa succede quando sei stufo e li vuoi togliere o spostare? Ti lasciano un segno, una bella macchia geometrica sul muro, chi non l’ha mai desiderata? Ecco, forse avrò molte macchie da oggi in poi sulle mie pareti, nulla che della vernice non possa rimuovere…quelle che invece ha lasciato dentro di me, non hanno bisogno di vernice. Cosa posso fare per cancellare queste tracce? Non lo so, temo che dovrò occuparmi prima di quelle in casa e poi mi occuperò di me.

Sento gli occhi pizzicare, sarà la luce che filtra dai vetri colorati della chiesa, così forte che mi sta scivolando una lacrima calda sulla guancia. Questa mattina sarei dovuto rimanere nel letto, dormire fino a mezzogiorno, saltare la colazione e…

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Dialogo di un giovane e di una falena

Filippo Pittavino immagina un dialogo romanzato tra il Fair Youth e Francesco Petrarca, in forma di falena, ispirato ai sonetti di Shakespeare e Petrarca, nell’ottica del corso di Letterature comparate B, Le forme del sonetto, le forme del tragico: da Petrarca a Shakespeare (Prof.ssa Chiara Lombardi).

Un poeta scrive per la persona amata o solo per se stesso? Una domanda semplice, ma con risvolti sconcertanti. A farsi un esame di coscienza su cosa significhi essere dedicatario di una poesia d’amore e cosa significhi esserne lo scrittore sono due figure d’eccezione: il Fair Youth, le cui lodi tesseva il Bardo dell’Avon, e Petrarca stesso, qui nelle vesti di una falena, allegoria usata dallo stesso poeta per definire la sua spasmodica, ma fallace, ricerca della luce.

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Il ghiaccio

Giorgia Bruno, in questo suo racconto, tratta di un giovane Amleto moderno innamorato e stregato che vive in prima persona una delle più tragiche storie cantate dal grande Fabrizio de Andrè, nell’ambito del corso di Letterature comparate, Le forme del sonetto, le forme del tragico: da Petrarca a Shakespeare (Prof.ssa Chiara Lombardi). 

PREMESSA

Il racconto ha come intento quello di fondere le trame dei sonetti di Petrarca, dell’Amleto di Shakespeare e, infine, della Ballata dell’amore cieco di Fabrizio de André. Verranno riprese, in questa narrazione, alcune descrizioni tipicamente stilnovistiche della donna-angelo, gli eventi tragici raccontati dal cantautore italiano nella celebre canzone del 1966, e verrà riportato in luce lo sfondo psicologico di un figlio, affranto dalla perdita del padre, che si ritrova, da molto giovane, a dover affrontare una madre che al tempo stesso ama e odia. Il titolo non solo fa un chiaro riferimento al contesto invernale in cui si sviluppa il racconto, ma metaforicamente indica anche la freddezza con cui viene trattato e manipolato il protagonista. Sotto ad un affascinante lago ghiacciato possono nascondersi dei mostri, esattamente come dietro ad una fanciulla dai tratti paradisiaci, può celarsi una natura maligna e subdola.

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