Tutti gli articoli di Valentina Monateri

FLASH CALL #1 FETONTE O NON FETONTE?

Di che si tratta? Di una Flash Call per Short Narrative and Poetry legata al mito fondativo della città di Torino e al personaggio mitico di Fetonte, organizzata all’intero del progetto UniTo “Miti di Fondazione”. Questa è solo la prima di una serie di Call di scrittura creativa che la nuova redazione del Blog degli studenti di Letterature e Culture Comparate intende avviare nel corso dell’anno accademico 2024-2025.

La Call è aperta a scritture, riscritture e adattamenti del mito all’origine della città di Torino e di tante altre eco testuali, musicali e iconografiche. I contributi selezionati saranno pubblicati sul Blog degli studenti di Culture e Letterature Comparate (culturecomparate.it) e verranno presentati nel corso dell’evento-mostra “Fetonte sulle rive del Po? Versi e falsi miti di fondazione” presso il Palazzo del Rettorato (Via Po, 17) all’interno della Biblioteca Storica di Ateneo “Arturo Graf” il 28 maggio 2024 (nel primo pomeriggio).

Nel corso dell’evento, a seguito di una breve tavola rotonda dedicata al tema scientifico della ‘Riscrittura del mito’, a cura della Prof.ssa Chiara Lombardi e del dott. Mattia Cravero, alcune attrici e alcuni attori leggeranno i contributi selezionati per presentarli al pubblico in sala.

Questo tipo di Call sperimentale ha una scadenza molto breve: la deadline per l’invio dei contributi è domenica 19 maggio 2024 alle ore 15:00 (Per le specifiche si veda al fondo). Per ovviare alla mancanza di tempo per le vostre ricerche, in questo tipo di Call, vi saranno resi
disponibili qui di seguito alcuni materiali e spunti da cui partire.

IL MITO IN BREVE:

«Ne Le Metamorfosi di Ovidio, Fetonte è il figlio del dio del Sole e della mortale Climene che – insicuro della propria origine divina – giunge fino alla reggia “scintillante d’oro” del padre per chiedergli il governo del carro, il cui corso segnava l’avvicendarsi del giorno e della notte. La giovinezza, l’inesperienza, la natura mortale del personaggio ne segneranno il destino tragico: incapace di tenere le redini del carro del Sole, l’eroe precipiterà sotto l’impeto del suo stesso slancio, tra spaventosi bagliori di fuoco, incendiando e inaridendo parte della Terra abitata, accolto soltanto alla fine nelle acque del fiume Eridano». Potete rintracciare questa breve descrizione del mito nel pannello introduttivo della mostra “Fetonte sulle rive del Po? Versi e falsi miti di fondazione”, presso il palazzo del Rettorato, a cui vi consigliamo di fare un giro per trarre ancora più ispirazione!

La Redazione del Blog si riserva la possibilità di selezionare fino a un massimo di 10 contributi tra racconti brevi, poesie, dialoghi e forme ibride.

Specifiche per i contenuti:

  • Racconti brevi, forme ibride (come prosa poetica); MAX. 4000 battute.
  • Dialoghi; MAX. 4 pagine di testo Word.
  • Poesie numero libero di versi; MAX. invio di 3 contributi, senza particolari limitazioni
    per un massimo di 4 pagine di testo Word.


    Modalità di invio:
    Gli elaborati in formato Word (.doc/.docx) e rinominati
    [FLASHCALL#1_nome_cognome_titolo] dovranno essere inviati contestualmente al file in
    formato Word e che si trova in allegato sotto il nome ‘Delibera_Allegato B_Call Fetonte’ al
    seguente indirizzo mail:

    redazione.blogcomparate@gmail.com

    All’interno dello stesso file vi chiediamo di specificare nuovamente il vostro nominativo, titolo e
    recapito mail.

FOYER SHAKESPEARE – “Nothing like the Sun”. Leggere, tradurre, insegnare Shakespeare in Italia (1623-2023)

La prima edizione del Foyer si è svolta nell’anno accademico 2023-2024 per celebrare i quattrocento anni dal ‘first-folio’: la prima pubblicazione del corpus shakespeariano, composto nel 1623 dagli attori John Heminges e Henry Condell e stampato dai librai Edward Blount e William e Isaac Jaggard.  

Il Foyer viene organizzato nel corso dell’anno accademico dalla coordinatrice del progetto e dal comitato scientifico, in sinergia con alcune studentesse e alcuni studenti del corso di laurea in ‘Culture e letterature del mondo moderno’ e in ‘Culture moderne comparate’ che hanno dato il via a questa iniziativa: Gabriele Corna, Gaia Pellissero, Samuele Schirru e Beatrice Strazzullo.

Coordinamento: Chiara Lombardi (Università di Torino)
Comitato scientifico: Franco Arato, Daniele Borgogni, Franco Marenco, Teresa Prudente, Renato Rizzoli (Università di Torino); Anna Peyron, Barbara Ferrato (Centro Studi Stabile di Torino); Carmen Gallo (“Sapienza” Università di Roma); Luigi Marfé (Università di Padova); Cristiano Ragni (Università di Verona)

“Sogno da Erasmus”? Sofia ci parla della sua esperienza a Lione

Sofia Spampinato, Dottoressa in Scienze della Comunicazione e attualmente laureanda magistrale in Comunicazione ICT e Media, risponde ad alcune domande sul suo Erasmus a Lione

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In che città hai svolto il tuo Erasmus?

Lione, Francia

Ripensi mai alla tua esperienza in Erasmus? In quali occasioni ti torna in mente?

Spesso, se non sempre. Ho un po’ di rimpianti e di rimorsi, quando sono particolarmente triste mi viene in mente cosa avrei potuto fare lì che invece non ho fatto. Quando sono particolarmente felice penso a quando ero triste lì.

Quando ne parli, come ne parli?

Ne parlo bene, ma tendo spesso a distruggere la dimensione di “Sogno da Erasmus” che si ha comunemente. Per me è stato sicuramente molto più un momento di crescita forte che non di festa costante.

Hai fatto due viaggi: uno di andata e uno di ritorno. Come li descriveresti brevemente, se dovessi metterli a confronto?

Ero molto più fiduciosa all’andata mentre al ritorno mi sentivo molto più confusa, proprio perché ho avuto a che fare con alcune difficoltà durante l’Erasmus. Ero felice di ritornare a casa ma con mille dubbi e rimpianti: non sapevo quale fosse la parte più forte in me, tra quella che voleva andare via e quella che voleva riprovarci, con un altro sguardo sull’intera esperienza.  

L’Erasmus per te rappresenta più un viaggio, una lunga gita oppure vita, nel vero senso della parola?

VITA. Non ho messo in pausa nulla, ho iniziato un nuovo periodo della mia vita.

Come hai organizzato la partenza? Ad esempio la lista di cose da portare e quelle da lasciare a casa…

Purtroppo male. essendo già fuori sede ho dovuto portare con me molte cose. Si trattava per me di un vero e proprio trasloco. Tornassi indietro partirei solo con una valigia uno zaino e i miei due gatti. L’esperienza Erasmus mi ha fatto capire che bisogna viaggiare leggeri. Sembra banale ma non lo è: di solito si tende a partire con presupposti e obiettivi ma in fondo non si sa mai cosa succederà. Viaggiare leggeri, s’intende sia dal punto di vista fisico che mentale chiaramente, e io non viaggiavo leggera.

La burocrazia che sta dietro all’organizzazione è stata semplice da gestire?

Per niente, forte motivo di stress

Hai dovuto affrontare dei momenti di solitudine?

Molti. A volte penso che avrei potuto fare un passo in più per cercare di non pensare al mio stato emotivo e fare davvero qualcosa per migliorarlo, ad esempio cercare di vivere l’esperienza in altri modi: non rimanere a Lione, magari visitare qualche altra città. Proprio per questo, negli ultimi mesi ho viaggiato molto di più rispetto all’inizio. L’Erasmus è un momento che inizia e finisce, per cui va vissuto al meglio, il più possibile, ovviamente stando al passo con la propria emotività, per cui non bisogna forzarsi. Ogni tanto è necessario razionalizzare che si tratta solo di un periodo, non una vita intera, e che prima o poi finirà.

Ti mancava l’Italia?

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Erasmus a Münster

Simone risponde ad alcune domande sul suo Erasmus a Münster, in Germania

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In che città hai svolto il tuo Erasmus?

Germania, per la precisione Münster, Renania settentrionale. Una cittadina di 300 mila abitanti: il centro della città era abbastanza piccolo perciò non sembrava nemmeno di trovarsi in una città universitaria

Ripensi mai alla tua esperienza in Erasmus? In quali occasioni ti torna in mente?

Sì, ripenso ancora al mio Erasmus, principalmente quando metto a confronto la mia vita di allora con quella di oggi, più impegnata e legata al lavoro. Fondamentalmente, una vita un po’ più adulta rispetto a quella di uno studente Erasmus. Però quando cerco un po’ di leggerezza, mi torna in mente e anche molto volentieri.

Quando ne parli, come ne parli?

Ne parlo principalmente molto bene: è stata un’esperienza positiva, davvero poche cose erano negative. Ne parlo con molta malinconia e felicità. Mi ha lasciato davvero un bel ricordo.

Hai fatto due viaggi: uno di andata e uno di ritorno. Come li descriveresti brevemente, se dovessi metterli a confronto?

Il primo viaggio è stato entusiasmante: ero felice di questo cambiamento, di vivere all’estero per un lungo periodo, nonostante la Germania fosse considerata comunemente un paese “freddo”, io ero felice di immergermi in una nuova realtà. Quello di ritorno è stato invece un viaggio piuttosto triste e nevrotico: mi ero abbastanza innamorato della vita laggiù. Il peggio però ho iniziato a sentirlo dopo qualche settimana. Appena tornato in Italia, non avevo ancora realizzato di essere davvero tornato a casa e di non tornare più in Germania. Effettivamente, devo dire che la differenza fra viaggio di andata e di ritorno è grande.

L’Erasmus per te rappresenta più un viaggio, una lunga gita oppure vita, nel vero senso della parola?

Lo definirei un viaggio. Un lungo viaggio pieno di esperienze. Non lo definirei “vita”, perché per me l’Erasmus è stato un po’ come una bolla: si vive questa parte di vita con un senso di leggerezza e di socialità estremamente differente rispetto alla vita da adulti, ad esempio la mia vita di ora, fatta di lavoro e studio.

Come hai organizzato la partenza? Ad esempio la lista di cose da portare e quelle da lasciare a casa…

Ho portato più cose possibili, cercando di lasciare davvero poco a casa. L’idea di dover star via per tanto tempo mi ha fatto pensare di dover portar via tante cose, senza dimenticarmi nulla: ad esempio, tutto il mio armadio, ho fatto migliaia di scatoloni, valigie enormi. Non sono stato tanto a pensare cosa portare, ecco.

La burocrazia che sta dietro all’organizzazione è stata semplice da gestire?

Voto 4 su 10. Non è stata per niente d’aiuto, soprattutto dalla parte italiana. È stato molto faticoso, forse una delle cose più difficili dell’Erasmus. Ho trovato insensata la quantità di documenti necessari. Il problema più grande è poi stato però quello di mettere in contatto le due università, quella estera e quella italiana.

Hai dovuto affrontare dei momenti di solitudine?

Sì. Mi sono sentito solo durante la fase invernale: la luce va via un’ora, un’ora e mezza prima, piove e c’è vento molto spesso da metà ottobre fino a inizio marzo. Il sole per diverse settimane non l’ho proprio visto. Dal punto di vista sociale ci sono state delle volte in cui ho sofferto la solitudine. L’Erasmus ti dà la sensazione di poterti mettere in contatto con tante persone ed è vero, però la maggior parte dei rapporti che si creano sono abbastanza superficiali, soprattutto all’inizio. Questo contesto di facile socializzazione spesso dà l’illusione di poter ottenere qualcosa di più profondo. Posso però dire che avendo la possibilità di conoscere tante persone, è comunque più semplice trovare qualcuno che ti stia a cuore. Non posso dire che la solitudine sia stata un grande problema, fino ad un certo punto perlomeno.

Ti mancava l’Italia?

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