Chiara Giordano, in questa sua composizione, immagina ciò che accade a Romeo dal momento in cui decide di morire per poter rivedere e amare, almeno negli Inferi, la sua Giulietta, nell’ottica del corso di Letterature comparate, Shakespeare e il paesaggio culturale italiano (Prof.ssa Chiara Lombardi)
“Cosa accade nel lasso di tempo tra la morte di Romeo e quella di Giulietta? Nella speranza di riconciliarsi alla sua amata attraverso la morte, il giovane Montecchi discende agli Inferi come Orfeo alla ricerca di Euridice. In modo differente, certo. Romeo, infatti, si è ucciso a causa dell’erronea convinzione della morte di Giulietta; Orfeo, invece, tenta da vivo di riportare alla luce la donna che ama. Mentre quello del cantore tracio è un percorso all’insegna della disperazione e di un sogno realizzabile, quello di Romeo si configura come un viaggio altrettanto disperato ma avente come meta una tragica e macabra consapevolezza.”
*
[Romeo, ormai più speranzoso che afflitto, viene condotto attraverso le acque dello Stige su una barca colma di corpi inconsistenti e volti anonimi, senza scorgere la ragione della sua vita e della sua morte]
Romeo
Non più sole, non più luce e vampa investono il mio cammino. Chi son io, pellegrino privo d’una sacra meta? Accendi, mia dolce nemica in vita, una lampada che rischiari le tenebre, non lasciare che mi perda tra i flutti di questa tempesta. Come sono asceso verso il tuo proibito amore, nel nome dello stesso mi immergo ora nell’abisso.
Caronte
Taci, arciere senza più dardi. Perché abbai? In silenzio voglio menarvi all’altra riva, da cui nessuno più fa ritorno.
Romeo
Poiché insopportabile era il giorno, mi sono addentrato ora nella più oscura delle notti. Ho rinunciato al mio nome e raggiunto il più lontano dei mari, cos’altro devo fare per poter tornare a respirare grazie a un suo bacio?
[Da un angolo della barca emerge tra le ombre Paride]
Paride
Insolente Montecchi, la morte si è vendicata su di te, ti ha ripagato con la stessa moneta con cui l’hai sfidata. L’ho detto che dovevi morire! Ora percorrendo una stessa via cerchiamo di giungere a Giulietta, mentre di noi lassù non resteranno che polvere e ombra.
Romeo
Ancora tenti di provocarmi? Che pena! T’avevo avvisato, si possono dividere due nomi ma non due cuori. Aspetta che la barca sfiori la riva e subito volerò a ritrovare la mia musa. Non torto, ma cortesia mi ha reso la morte consentendoci finalmente di condividere i nostri taciti battiti.
Paride
Mi hai consegnato a una nuova sposa mentre cospargevo fiori e lacrime sulla tomba della mia promessa, esule assassino. Ti nutrirai più qua che in vita della sua lontananza, ricorda quel che ora odi.
Romeo
La mia giovane sposa non amava alcuno al di fuori di me. Poiché non hai accettato tale verità, adesso navighi con me tra queste acque in cui non rimbomba che il silenzio. Anche qui lei sceglierà me e me soltanto.
Paride
Gioventù bruciata! Hai osato ribellarti a leggi scritte e inoppugnabili, perciò anche in questo regno non avrai ciò che desideri. Forte è il sentimento, ma troppo intenso è il potere che detiene il destino.
[La barca conclude il suo tragitto e Romeo corre alla ricerca di Giulietta]
Romeo
Il libro dell’amara sfortuna è stato scritto con il nostro sangue. Oh, Giulietta! Sarà questa la nuova chiesa in cui esaudire le nostre preghiere. Dove ti celi, amata compagna del sonno eterno?
[Durante il suo febbricitante cammino Romeo si imbatte in un’ombra dagli occhi scavati da brucianti lacrime]
Ero
Straniero errante, perché ti affanni in questa landa senza tempo?
Romeo
La mia fiaccola si è spenta e son giunto qui per poterla riaccendere. Chi sei, anima in pena pasciuta dalla costernazione?
Ero
L’Ellesponto ha sommerso il mio cuore, naufrago ambizioso che spera di ricongiungersi alla fonte dei suoi battiti. Il mio Leandro, amante ribelle, pur di rivedermi ha sfidato la minaccia del mare ed è stato seppellito dall’impeto della sua devozione.
Romeo
Qual è il tuo nome? E perché i tuoi occhi brillano come se fossero divorati dalle fiamme?
Ero
Sono Ero, sacerdotessa di Afrodite. Ogni notte dal tempio di Sesto tenevo accesa una fiaccola, guida nel buio per accompagnare la traversata del mio amato. Ora i miei occhi sono un nuovo faro, bagliore disperato che brama invano di essere la bussola del suo cammino.
Romeo
Invano…
Ero
Invano sì, straniero. La colpa pesa ancor più della passione. Una sacerdotessa non può amare un uomo più del divino e ora, per questo, vago afflitta bruciando per l’eternità.
[Ero inizia a versare lacrime di fuoco e sangue per poi allontanarsi tra i singhiozzi]
Romeo
Che colpa potrei aver io, vittima del mondo? E che colpa potresti avere tu, mio angelo luminoso? Ti troverò, Giulietta, per poter vivere insieme almeno in questo fatale deserto.
[Romeo prosegue in profondità fino a incontrare Ecate, dea della morte e degli incantesimi]
Ecate
Viandante, perché vaghi tribolante? Il tuo peregrinare non ha senso alcuno.
Romeo
Sono disceso in questo luogo anzitempo per poter amare ancora la mia giovane sposa strappata alla vita. Forse tu, spettrale donna con tre teste, puoi aiutarmi a trovare la mia metà.
Ecate
Io posso condurti, misero mortale, vicino a chi desideri vedere, ma credo che non sarà un bene per te scoprire l’amara verità.
Romeo
Oh, nulla potrà farmi pentire di rivedere il mio sole. Portami lì, al nostro libro non è ancora stata scritta la parola fine. Ma dimmi, qual è il tuo nome?
Ecate
Meschino figlio della vita, dovresti riconoscere chi abita l’universo senza nascere e senza perire. Sono Ecate Enodia, protettrice delle strade e dea della notte, luna calante che oscura il sopraggiungere del giorno.
Romeo
Amabile dea di questo cupo baratro, conducimi per il sentiero lungo cui, ingiustamente, la mia signora si è smarrita.
Ecate
La vedrai, stolto morituro. Il cuore della tua amata, quando ancora vivo ti logoravi presso il suo sepolcro, era colmo di calore. Vedendoti esanime, tuttavia, s’è tolta la vita. E adesso doppiamente soffrirai, quando saprai della nefasta sorte che vi spetta.
Romeo
A vuoto ho bevuto in nome della mia Giulietta! Cieco son stato nel mirarne la bellezza; sordo nel non udire la sinfonia che risuonava nel suo petto; folle nel non capirne i disegni. Se non sulla terra crudele, almeno nelle clementi profondità bruceremo una volta per tutte d’amore.
[Ecate conduce Romeo fino a una parete rocciosa da cui scorre senza posa l’acqua di una cascata]
Ecate
Eccoci giunti. La tua infelice amata si trova al di là di queste acque.
[Romeo si getta in direzione del flusso ma, sfortunatamente, questo non risulta oltrepassabile]
Romeo
Oh Giulietta, Giulietta, rimembri la mia voce? Poco di te riesco a intravedere, solo un pallido riflesso delle tue dolci membra.
Giulietta
Non canterà più per noi l’allodola, mio amato sposo. La nostra rivale, la Fortuna, ha scelto di frapporsi persino nel regno delle ombre. Da qui ti sento, ti bacio, ti sposo ancora e ancora una volta. Non dolerti per ciò che non è stato ma rallegrati perché abbiamo potuto congiungere i nostri cuori in una sola ed eterna supplica.
Romeo
Mia padrona, ti sento ma, ahimè, non riesco ad avvicinarmi. Se mi accosto a questa corrente non acqua trasparente, ma sangue scorre a dividerci ulteriormente.
Giulietta
Non importa, fedele compagno di morte, d’ora in poi le tue parole saranno per me linfa e amorevole consolazione.
Romeo
La breve luce si è spenta ma ora, seppur a distanza, dobbiamo dormire un’unica notte eterna. Con le parole continuerò ad assaporare le tue labbra, con la mente incastonerò gli occhi nei tuoi, berrò avidamente ogni sospiro o risata che da te volerà via e la tua figura evanescente sarà per sempre la mia lanterna di speranza.
Ecate
Chi sangue ha versato, eternamente sanguinerà. Non v’è premio per chi sparge tanto male in nome del bene, neppur se così forte e solenne. Non v’è Giustizia per chi ama, perché sconfitta e angustiata è stata costretta ad abbandonare la Terra madida di lacrime e sangue.
BIBLIOGRAFIA:
• Andrea Filippetti, Il remedium amoris da Ovidio a Shakespeare, Pisa, Pisa University Press, 2014.
• Arturo Cattaneo, Shakespeare e l’amore, Torino, Einaudi, 2019.
• Ovidio, Le Metamorfosi, trad. a cura di Mario Scaffidi Abbate, Roma, Newton Compton Editori, 2016.
• William Shakespeare, Romeo e Giulietta, tr. it. di Franco Marenco, in Tutte le opere di William Shakespeare, Vol. I, “Le tragedie”, Milano, Bompiani, 2014.