The Word to the Action The Action to the World

Dramma in tre atti di:

Martina Adamini, Rebecca Alpignano, Anita Avesani, Nicole Jasmeli Bergantino, Alessia Bersanetti, Matteo Bonino, Camilla Cattunar, Marta Costa, Rebecca Deandrea, Alessandro Dema, Letizia Desimone, Carlotta Ferrari, Giulia Frenna, Marta Gennaro, Gabriella Iannone, Francesca Isoardi, Giada Letonja, Marta Laganà, Matilda Marchese, Beatrice Vinassa, Dario Prunotto, Fabio Panelli, Anna Paruzza, Filippo Pittavino, Alice Pomero, Milena Re, Margherita Ricchiardi, Martina Ricciardi, Federica Rossi, Sara Saccone, Giorgia Stefanucci, Carolina Ughetto, Michela Voghera, Allegra Zandonai

(2023)

Materia del dramma:

The Word To the Action. The Action to The World è un play che riscrive l’Hamlet di Shakespeare dal punto di vista della compagnia

d’attori e di attrici che si reca a Elsinore per la mousetrap.
Sullo sfondo della corte di Danimarca, questa compagnia teatrale si confronta con i giochi del potere: qualcuno ne uscirà sconfitto, qualcuno trionfante e qualcun altro si lascerà corrompere.
Nel primo atto, la Balia e Orazio decidono di allietare il giovane principe, affetto da malinconia, invitando una compagnia teatrale a Elsinore, nella speranza che Amleto inizi a cimentarsi con l’arte drammatica. Galvanizzato da quest’idea, Amleto consegna alle attrici della compagnia una propria versione del dramma di Oreste, da rappresentare di fronte alla Corte.
Nel secondo atto, le attrici, resesi conto del pericolo che corrono e compreso come Amleto voglia usare la compagnia per il suo tornaconto e i suoi scopi oscuri, si ribellano: metteranno in scena una propria versione dell’Edipo.
Tra intrighi amorosi e aspri dibattiti, alcune attrici, vagando per il castello, incontrano uno spettro che, con parole oracolari, sembra rivelare loro un assassinio; dopo quell’incontro nessuno sarà più lo stesso.
Nel terzo atto, dopo aver maledetto la corte e i suoi tradimenti, la compagnia si allontana da Elsinore, riflettendo su ciò che ha veduto e che ha potuto conoscere. Nessuno sa dove risieda la verità, né desidera indagarla oltre un umano confine. Le attrici si troveranno infine a riposare in una taverna, con la consapevolezza di avere una nuova grande – e terribile – storia tra le mani.

*

Dramatis personae

Amleto, giovane principe di Danimarca

Balia del castello

Orazio

Ethel, un’attrice

Sybyl, un’attrice

Alma, un’attrice

Eva, un’attrice

Marcello, una guardia

Francisco, una guardia

Capocomico, un attore

Sophie, un’attrice

Rose, un’attrice

Vera, un’attrice

Constance, un’attrice

Bertolt, un attore

Gunther, un attore

Claus, un attore

Una bambina

Un servo

Un suggeritore, un attore

Becchino, un becchino

Furio, furio

Acato, Acato

Viola, un’attrice poi Capocomico

Sudditi

ATTO I

Scena i

(di Marta Gennaro, Margherita Ricchiardi e Anita Avesani)

Castello di notte

Amleto
Sono solo, adesso. Oh che anima dannata la mia!

Figlio di padre assassinato e madre incestuosa!

Ora figlio costretto di un usurpatore.

Sognai la notte passata o fui vivo?

Quando quello spettro mio padre sembiante

Mi confessò di quel gesto mortale e m’implorò vendetta.

Ora il suo comando solo vivrà nel libro del mio cervello

Sgombro d’ogni altro intento.

Fu costrutto della mia mente o fu realtà? Oh terribile realtà!

Oh realtà che anche ai più puri attanaglia il cuore!

Non un serpente, ma una mano di sangue macchiatasi

Impedì a mio padre di tirar le somme della sua vita!

Cosa dire inoltre di quella fragile donna

Che ancora mio malgrado debbo chiamar madre?

Un mese! Un mese è sufficiente per una donna dalle lacrime vuote

Per sostituire il defunto re nel letto nuziale.

Che schifo! Che schifo!

Di chi fidarmi allora? Se anche questa stessa corte, un tempo riparo dalle ingiustizie,

Ne è ora dimora? Se il mio stesso sangue mi inganna e mi illude? Se anche ciò che vedo coi miei stessi occhi non mi appare cosa vera?

Mi chiamano pazzo, io non so se è così.

Forse il destino mi volle malato, ma questo lutto mi lacera dentro e mi fa insonne la notte!

Ah notte unica amica di noi sciagurati,

Nera di un nero solenne, unico colore che io possa ora indossare.

Che pena!

Cosa dovrei fare dunque io, nella mia condizione?

Morire, dormire – dormire…

[Entra la governante di corsa]

Governante
Principe Amleto è da ore che vi sento singhiozzare, confidate vi prego, alla vostra buona governante i vostri fantasmi. Io, che tanti pianti ho asciugato, sono qua pronta a prendermi cura di voi. Principe Amleto, dovete stare meglio! Questi deliri e queste notti insonni stanno rendendo il castello un posto malvagio, desideri di morte e congiure mi sembrano dietro ogni porta. Non fosse la corte di Danimarca un luogo onesto e sicuro avrei paura del marcio[1] che potrebbe rapirmi.

Amleto
Signora governante, questa corte è incestuosa e beona[2], il marcio ci sta risucchiando e non crederò certo che siano i miei deliri a tenere svegli tutti voi. Siamo sputtanati presso le altri nazioni da Est a Ovest.[3] Solo Orazio non è un porco, ma prima che parta gli avranno insegnato a bere e a tradire. Non sono sicuramente le mie grida a tenere svegli tutti voi, già impegnati a sudare lenzuola incestuose[4] e a essere infami.

Governante
Oh! Orribile! Orribile! Orribile![5] delirio che segna questo giovane ragazzo! Accuse inammissibili verso Elsinor! O voi, schiere tutte del cielo! E voi, terra! Reggete, reggete il suo cuore![6]

Principe Amleto, fin dalla vostra nascita, che non per altro cadde nel giorno glorioso della vittoria del nostro ultimo re, vostro padre Amleto, contro Fortebraccio[7], siete stato destinato a qualcosa di grande, ma adesso di grande vedo solo le vostre vene sul collo e le vostre rughe. Né l’uomo esterno né quello interno somiglia infatti a ciò che eravate![8]

Amleto
Signora governante, vada in convento![9] Provate pena solo perché questo uomo esterno non la invoglia a  generare un peccatore. Chiudetevi in convento![10] Siete solo ruffiana, senza onesta né bellezza, neanche capace a essere una puttana come si deve, imparate dalla Regina.

Governante
O dolci cieli, aiutatelo![11] Io tentatrice! O potenze celesti, risanatelo![12] La regina peccatrice!
Principe Amleto il dolore si è impossessato di voi, dov’è la vostra ragione? Che fantasmi vi stanno corrodendo?

Amleto
Chiamatemi pazzo, ma io sono il più lucido di tutta Elsinor. E perché continuate a parlare di fantasmi? Avete visto lo spettro? Lo dubito, è donna e non è abbastanza degna, solo io e Orazio siamo all’altezza di conoscere la verità. Il mio dolore è la salvezza delle virtù, tutti voi siete pazzi.

Governante
Uno spettro? Ahimè come state voi, che dite di volgere l’occhio sul vuoto e scambiare parole con l’aria senza corpo?[13] Mai avrei pensato a tanta pazzia, mi ricorda con dolore anni sofferti della mia vita passata. Pensate anche che io possa vederlo! Tentatrice e anche pazza! Da non credere.

Amleto (allo spettro)
Sì lo spettro! Lui, lui! Guardate come fissa, pallido![14] E non tentatrice, puttana.

Governante
Non vedo niente e non sento niente, tranne noi stessi.[15] Se vostra Maestà sostiene che Orazio l’abbia visto lo vado subito a chiamare, magari l’unico non porco della corte potrà giovarvi…Uno spettro ma che follie.

[Esce Amleto. Entra Orazio]

Serva
Buonasera signore, purtroppo non sono buone nuove quelle che devo portarvi.

Orazio
Parlate ordunque così da toglier subito il pensiero, sono qui per garantire il bene del mio caro signore.

Serva
Ebbene signor Orazio, devo con gran rammarico comunicarvi che il nostro amatissimo signore Amleto è proprio diventato pazzo, giungo or ora da una conversazione tenutasi poco fa con il medesimo che mi ha lasciato gravi e grandi preoccupazioni.

Orazio
Il caro signor Amleto pazzo?Direi che non è proprio pazzia la sua, ma un grande dolore che lo attanaglia nel profondo.

Serva
Dolore per la perdita del padre, o c’è altro dietro questa presunta pazzia?

Orazio: E’ il dolore che lo ha reso così e un delitto rimasto invendicato, ma non chiedetemi di più, non mi è permesso di parlarvene oltre.

Serva
Non indagherò più a fondo ma vi assicuro che su ciò che ho saputo sarò una tomba.

Orazio
Ben poca garanzia la parola di una serva, ma dunque è per questo che mi avete fatto chiamare?

Serva
Volevo informarvi della pazzia del nostro signore e di un’idea che giusto mentre stavamo conversando mi è giunta alla mente.

Orazio
Attendo di sapere.

Serva
Ho un figlio che, ahimè, dalla stessa calunnia è stato anni fa attanagliato, potrete ben immaginare l’angoscia e disperazione in cui sprofondai una volta compreso di avere un figlio pazzo. Ma queste sono congetture che poco interessano al signore qui presente, ben poca importanza ha la vita di una serva e della sua prole. Ma ciò servirà a capire quello che voglio proporre, dunque, mio figlio sprofondato nella pazzia trovò una via d’uscita nel teatro. Ebbene il teatro con la sua finzione è riuscito a sanarlo che voi ci crediate o no, forse che per far gli attori occorra un po’ di pazzia. Ha trovato una compagnia di attori che lo ha accolto e portandolo in giro a far spettacoli quando è tornato quasi non lo riconoscevo più. Particolare è rimasto, ma di una pazzia tutta sua condivisa con gli altri attori. Oserei dire che la pazzia, quando usata in modo corretto, è pure un mezzo utile, uno strumento se si impara a tenerla a bada e a controllarla. Ho quindi pensato che anche il signor Amleto, potrebbe tra quegli attori ritrovare la sua sanità o quantomeno riconoscere in loro la sua stessa pazzia.

Orazio
E’ una curiosa storia quella che ho appena udito, certo è vero che se suo figlio così è guarito…

Serva
Si! Si! Risanato completamente vi dico, una persona nuova, da non credersi.

Orazio
Il nostro caro signor Amleto un attore! Già me lo immagino, tutto in costume, su un palco ammirato da tutti, che la sua idea possa avere in seme buone speranze e futuro, come possiamo procedere?

Serva
Manderò un invito dalla corte giusto adesso a mio figlio con la sua compagnia di attori, che facciano il prima possibile per questa situazione urgente da sistemare, in un batter d’occhi saranno qui, ve l’assicuro. La compagnia è spesso in giro ma il destino ha voluto che adesso si trovi proprio qui vicina, non impiegheranno più di un giorno ad arrivare. Quando è opportuno parlarne al signor Amleto? Ora o a cose fatte?

Orazio
Voi preoccupatevi di chiamare la compagnia, e che siano qui il prima possibile, mi occuperò io di parlare con Amleto e di comunicargli le nostre buone intenzioni. Adesso andate, che prima concludiamo, prima il nostro signore guarirà.

[Esce la serva]

Orazio (tra sé e sé)
Ma che emozione! Che possa davvero la serva aver consigliato la cosa giusta? Che possa il caro Amleto trovar una soluzione al suo dolore e così alla sua pazzia? Difficile da dire, ma ormai la cosa è fatta, ho deciso di fidarmi e adesso è giusto che vada fino in fondo e accorra subito a comunicare al signore cosa abbiamo deciso e che sta per arrivare una compagnia di attori per proporgli un lavoro con loro, chissà che possa anche lui trovar risposta al suo dolore con un’arte come il teatro, che tra quegli attori presunti pazzi possa trovar una famiglia migliore di quella che tutto questo dolore gli ha provocato.

Scena ii

(di Alpignano Rebecca, Gabriella Iannone, Carlotta Ferrari e Vinassa Beatrice)

Fuori dalle mura del castello

Ethel
SEMBRA SIGNORA? NO, È. NON C’È NESSUN SEMBRA!!!!!!!!!

No, da capo:

Sembra, signora?????? No, è, non c’è sembra… (a Sybyl) Cosa ne pensi?

Sybyl
Continuo a credere che questo ruolo non sia fatto per te e tu non sia fatta per questo ruolo. Non esiste! Sarei più brava io.

Alma (a parte)
Pensa di essere talmente brava, eppure le hanno dato il ruolo più marginale e sciocco del dramma!

(a Sybyl) Mi trovo del tuo stesso pensiero, dovresti essere tu la protagonista.

Sybyl
Almeno qualcuno riconosce il mio talento, invisibile agli occhi degli stolti e velato a

quelli dei colleghi.

Eva
(ad Alma) Il problema è come lo rappresenti, dovresti modulare meglio la voce e calarti nel personaggio completamente; fallo tuo, rendilo espressivo e profondo, deve sembrare…

Ethel
Non sembra signora? si che sembra, ma non c’è nessun sembra…
No, non era così; ho troppe parole in testa e non so come farle sgorgare sulla scena.

Eva
Respira e dimentica tutto per un momento: solo così potrai ricordare veramente chi sei e chi rappresenti.

Alma (a parte)
Cosa si dice agli incapaci per fare loro credere di avere un talento innato! Se continueremo in questa maniera, il palcoscenico non sarà più popolato da attori ma da asini e buffoni!

Ethel

A forza di ripetere e provare le parti, il castello è ormai a qualche passo, riesco a

vederlo chiaro nella nebbia mattutina. Signore, avviciniamoci, questi gentiluomini di

guardia sapranno darci informazioni utili.

Marcello

Chi è là?

Francisco

Hai sentito anche tu, buon Marcello?

Marcello

Si, una voce acuta di donna.

Eva

Buongiorno, signori, potete cortesemente dirci dove si trova l’ingresso per il teatro?

Sybyl

E con premura, dobbiamo provare il nostro spettacolo!

Marcello

Di quale spettacolo parlano, Francisco, tu ne sei a conoscenza?

Francisco

No, non ne ho sentito parlare. Chi siete e cosa vi porta qui?

Ethel

State dicendo che non avete mai sentito parlare di noi? Pare impossibile, si parla di noi

ormai in ogni parte della Danimarca!

Marcello

Nessun usignolo ha mai cantato della vostra esistenza, le vostre notizie non sono

giunte al castello e alle nostre orecchie.

Sybyl

(voltandosi verso le compagne) È insostenibile l’insolenza di questi uomini; stiamo

perdendo tempo prezioso per provare la scena.

(a Marcello e Francisco) Mandate a chiamare il principe Amleto, è stato lui ad averci

chiamato per rappresentare questo dramma.

Francisco
Non vi sarà concesso questo privilegio; non disturberemo il principe per una questione di così poco conto.

Amleto
Non recano alcun disturbo, gentile Francisco; la loro presenza al castello segue la mia volontà. Lasciatele entrare, ve lo ordina il principe Amleto.

Marcello (a Francisco)
Dunque ce lo ordina un folle! Andiamo, Francisco.

Scena iii

(di Marta Laganà, Giulia Frenna, Milena Re, Letizia Desimone e Allegra Zandonai)

Nel castello

Amleto

Eccoli! Domani sera metterete in scena una mia versione dell’Edipo. Siate consapevoli

dell’importanza di ciò che state per fare. Le vostre parole devono essere come spade nelle

orecchie di chi vi ascolterà. Se così non fosse, temete le conseguenze che cadranno su di voi.

Capocomico

(più accondiscendente): Vi ringrazio principe Amleto, non vi deluderemo.

Sophie e Rose (a parte, tra di loro e verso il pubblico – primi sintomi di successiva

ribellione) ma per chi ci ha preso? – Non ha idea degli incredibili ruoli che abbiamo già

rappresentato! – Lo vedrà con i suoi occhi non temere!

Amleto: Siate degni della fama del vostro mestiere, un compito avete e quello dovrete portare

a termine. Addio.

Amleto 1 (più dubbioso, disposizione d’animo più tendente a irascibilità, irrazionalità,

animosità, impulsività, anche in tono sempre tendente a climax)

Il momento della vendetta si avvicina. Non so se fidarmi. Saranno in grado quegli attorucoli

di portare in scena il fuoco che arde dentro di me? Quel sanguinario, osceno criminale deve

pagare! Chissà quale sarà la sua espressione quando si vedrà riflesso nel personaggio di Laio,

il vecchio re ingiusto che viene giustamente ucciso dal giovane principe Edipo. Mi piacciono

questi greci! È nelle loro tragedie che troviamo Giocasta, madre insozzata che il giovane

figlio deve salvare! Il topo verrà intrappolato!

Amleto 2 (più riflessivo, “risposte” a dubbi, più lucida, controllata nonostante frema →

parte che frena suo agire impulsivo)

Calma. Devo riflettere. Non vedo alternativa però: di tutto l’arsenale di Danimarca questa

messa in scena si potrebbe rivelare l’arma migliore. Non affrettiamo le cose. All’opera,

cervell-…

Capocomico (dopo aver letto la pergamena) riflette sul ruolo assegnatogli da Amleto, mentre

gli altri due dialogano tra di loro, sempre riguardo ai personaggi. Rose è scettico e mostra

già, molto vagamente, qualche sospetto.

Capocomico (interrompe monologo di Amleto)

Ecco! Potrei indossare una corona e portare sempre con me uno scettro e…Tenere sempre la

testa alta, in modo regale!

Sophie

Ancora non capisco perché non possiamo portare in scena il NOSTRO di spettacolo.

Rose

Non pensare a questo! L’importante è dimostrare la grande compagnia di attori che siamo!

Ecco, riflettiamo sui nostri personaggi.

Capocomico

…oppure potrei indossare un mantello, mi pare ancora più regale!

(Rivolto a qualcuno nel pubblico) Tu che ne pensi? Mi darebbe un aspetto da nuovo re?

Rose

allora, qua c’è scritto che tu devi interpretare Giocasta, mentre io il tuo giovane figlio Edipo.

Capocomico sarà invece lo sposo insozzatore che dovrò uccidere. Forza, pensa!

Sophie

Io non ho molto da pensare: sono una donna, probabilmente complice dell’assassinio del

marito; trascorrerò la maggior parte del dramma con un’espressione addolorata in viso per

poi venire uccisa nell’ultimo atto. Fine! (Rivolta al pubblico) O forse mi sbaglio?

Rose

come dovrei parlare invece? Forse dovrei utilizzare una tonalità più bassa… O meglio

ancora, potrei parlare con un accento straniero!

Sophie

Sforzati un po’ di più! Vuoi forse farci fare brutta figura davanti a tutta la corte? Pensa

almeno ad un costume; io… io porterò con me una spada (rivolto al pubblico) ovviamente

finta, non vi spaventate! E mi disegnerò barba e baffi in volto, e me ne andrò in girò così

(prova un modo di camminare)

Rose

ma se non posso nemmeno travestirmi! sono una donna che interpreta una donna. Ripeto,

preferirei non cambiare l’idea originale del nostro spettacolo.

Amleto

…poi, nell’istante in cui dovrò morire, mi inginocchierò davanti agli dèi con le braccia

spalancate verso il cielo e infine cadrò, invocando vendetta contro il mio assassino (fa

qualche gesto dimostrativo, tipo alzare le braccia e agitare i pugni) Dovrei soltanto pensare a

quale espressione si addica meglio alla situazione…

Ehi voi due! Andiamo a provare la scena finale.

Sophie

(rivolto ad Rose) sei troppo polemica, forza andiamo a provare.

Sophie e Capocomico camminano verso l’uscita come per andare a fare le prove

Rose

(verso il pubblico) A me qualcosa non convince.

Esce

Amleto

Sono un vigliacco! Perché non ci salgo io su quel palco? Perché non sarò io a squarciare gli orecchi di coloro che ascolteranno? Perché non sarò io a rendere pazzi i colpevoli e a far inorridire gli innocenti? D’altronde cosa spinge dei semplici attori a pronunciare le parole che io ho affidato loro? Per loro tutto è una finzione! Eppure così forte pare che sentano quello che dicono quando recitano.

Rose

Se ci salissi io su quel palco… Impossibile. Quel fuoco, quel fuoco che non si placa, renderebbe cenere la mia stessa lingua. E come il fumo di quel fuoco in fumo andrebbe la mia vendetta. Se solo fossero frutto di immaginazione anche i miei tormenti!

Amleto 2

Sarebbe così facile parlare, scaraventare loro in faccia questo fardello che mi divora! E invece mi nascondo dietro dei sicari che altro non sanno usare che la voce! Ah, la voce! Quella voce che nemmeno esce dalla mia bocca paralizzata.

Rose

La voce. La voce infligge ferite nell’anima peggio della spada più affilata. Io userò il teatro, e la voce dei suoi servi porterà a termine quello che io non sono in grado di fare. Basta esitazioni. Che il teatro sia il mio Oreste!

Scena iv

(di Michela Voghera, Anna Paruzza, Federica Rossi e Carolina Ughetto)

GIACOMETTA 

E ora signore a noi! Ѐ giunto il momento di venire alla questione che più di tutte ci preme e più di ogni altra richiede la nostra attenzione. 

CORALLINA

Il denaro, il denaro. Venir pagate o non venir pagate, questo è il dilemma.

ROSAURA

L’amore, l’amore. Amare o essere amate, questo è il dilemma.

COLOMBINA

Un bel dilemma davvero, Rosaura. (deridendola)

COLOMBINA

Ma l’avete visto quell’ Amleto? Ѐ così pallido che sembra ci abbia rubato la cipria.

GIACOMETTA

Parla da solo e dice pure di vedere fantasmi.  Non ne caveremo nulla da qui, compagne care. 

ROSAURA

Non è così pallido e non parla da solo… Ѐ solamente affascinante.

COLOMBINA

Di questo Amleto poco ce ne faremo, la locandiera del paese mi ha spifferato che una sera, dopo diverse caraffe di vino bevute in compagnia dell’amico Orazio, li ha sentiti parlare di vendetta… Chissà cosa stanno covando questi privi di senno. 

GIACOMETTA

Come l’ha chiamata poi la rappresentazione? Ha accennato ad una “trappola per topi”?

CORALLINA

 E noi ci siamo cadute dentro. Neanche un soldo sborserà quel pazzo. 

ROSAURA

Ma Colombina di cosa stanno parlando Giacometta e Corallina? Non dovevamo fare la presa di Troia? Forse mi sono persa qualcosa.

COLOMBINA

Ma Rosaura! Non è possibile: sempre con la testa da qualche altra parte stai. Non hai sentito quando è venuto a parlarci?  Ѐ stato prima che ci minacciasse di morte. 

ROSAURA

Ero persa nei suoi occhi blu e nel suo fascino. Quindi trappola per topi…. ci dovremo vestire da codesti? Mi auguro di no! La mia pelle è troppo perfetta per non essere osservata dal pubblico… per non parlare dei miei capelli… E poi devo fare una bella impressione sul principe e di certo oscurando i miei punti di forza non ci riuscirò mai

CORALLINA

Oh Rosaura, piccola povera illusa, che guardi il ragazzo con gli occhi dell’amore, cosa credi di ricevere in cambio?

ROSAURA

Ma non avete visto? Quale ardore, quale capacità oratoria, quale carisma. Povera anima in pena. Di sicuro avrà bisogno di qualcuno che gli possa apportare sollievo e che gli stia vicino. Qualcuna che sappia come ci si comporta con uomini di tale rango. 

CORALLINA

Tieni i piedi per terra per favore Rosaura, ricordati di cosa abbiamo sentito uscire dalla sua bocca

GIACOMETTA

Hai ragione Corallina. Fragilità, il tuo nome è donna!” Te la faccio vedere io la fragilità. Per non parlare poi di quanto è viscido con quella povera Ofelia. Io non permetterei mai ad un uomo di trattarmi così!

COLOMBINA

Quella Ofelia finirà male, ve lo dico io! Senza il fratello Laerte che le apriva gli occhi, cadrà non soltanto nelle trappole per topi, sono sicura che Amleto si sarà già approfittato… Ma che vogliamo farci, si sa che le giovani aristocratiche sono ottuse e credulone.

ROSAURA

 È troppo buona, a differenza vostra. È un delicato fiore, emblema di onestà e purezza. 

CORALLINA

Sì sì certo, ma per favore Rosaura. Quella è onesta e pura quanto lo è la nostra regina Gertrude. 

GIACOMETTA

Comunque torniamo alla nostra questione. Tutto questo affare mi puzza.  

COLOMBINA

Per forza: “Qualcosa è marcio nello stato di Danimarca.” e di sicuro è il suo cervello. 

CORALLINA

Ma voi siete sicure che sia pazzo davvero?

GIACOMETTA

 “Quando lo spirito è oppresso, la pazzia può essere la via di fuga.” “I folli possono dire la verità, quando i saggi tacciono.”

COLOMBINA

 Rosaura, tu che vedi in lui un’anima in pena, carisma e bla bla bla… perchè non vai da lui e metti buona parola?

CORALLINA

 E’ proprio là, seduto sulla fontana che non smette di parlare da solo… dai, fallo per noi!!!

GIACOMETTA

Ti basterà fare gli occhi dolci, cascherà ai tuoi piedi e poi, cadrà nella sua trappola per topi, prenderemo noi tutto il guadagno! E direi che ce lo meritiamo… avete sentito gli altri?

COLOMBINA

Certo che li ho sentiti, sono pessimi! Hanno la tremarella, temono di non essere in grado di entrare nella parte e sciocchezze simili.

ROSAURA

Allora io vado ragazze, cosa darei per trascorrere una notte sotto la luna con il principe…

GIACOMETTA

Sì,  sì… Smettila di farfugliare e fai in modo che questa trasferta porti quattrini. 

ROSAURA

 Oh l’amore, il romanticismo, le poesie: 

“Dubita che le stelle siano fuoco; 

Dubita che il sole si muova; 

Dubita che la verità sia mentitrice:

Ma non dubitare mai del mio amore”.

[Escono le quattro attrici]

Atto II

Scena i

(di Giada Letonja)

Nel castello

[Sophie, Sybyl, Alma, Ethel e Rose si trovano in centro alla sala a discutere]

SYBYL

Che. Noia. Mai mi sarei aspettata un simile torpore. Ti dicono, ovunque ti giri di andare a Elsinore, esperti veri e improvvisati di politica e di follia additano la corte come il palco su cui sta andando in scena il primo spettacolo di una nuova era, strabordante di inediti quesiti fondamentali e sempiterni complessi ancora brucianti. E allora gli si dà retta, si cerca di vedere coi propri occhi il garbuglio, e cosa ci si trova davanti? Un ragazzino ostinato nel suo lutto, una giovane ingenua e tartine… abbastanza per sfamare l’intera Danimarca!

SOPHIE

A vedere il mezzo vassoio che hai svuotato da sola non si indovinerebbe questa tua avversione.

ALMA

E come fai poi a parlare in questi termini di chi hai visto solo di sfuggita? Gli hai forse rivolto la parola tu, ad Amleto? La storia che si svolge qui è la più antica e la più nuova in assoluto. Bisogna avere i paraocchi per concentrarsi sulle tartine.

SYBYL

So già cosa stai per dirmi ma, ti prego, smentisci le mie attese, raccontami cosa ci sarebbe di straordinario in questa scenetta.

ALMA

Dimmi, si è mai visto un uomo che possa dirsi tale non vendicare il proprio padre?  Nessuno accusa chi siede sul trono, ma ci sono vincoli di fedeltà che la nostra tradizione demanda a chi ha sangue comune. E cosa fa invece il nostro eroe? Si finge pazzo, organizza uno spettacolo. I costumi tracciano una via precisa che la sua coscienza si prende il lusso di non seguire. 

SYBYL

Con quali banalità hai sprecato quest’occasione. 

SOPHIE

Forse non avrà centrato il punto, ma certo è che Amleto esita e che nella sua coscienza è in atto un conflitto. Di che tipo esso sia è ciò che bisognerebbe domandarsi. Io vi invito solo a notare come in sommo sdegno egli porti sua madre più che Claudio, il che è evidente a tutti a corte. L’ho sentito piangere l’altra sera, bofonchiando frasi confuse sull’inaffidabilità delle donne e chiamando la mamma, come un innamorato tradito. Così a me pare che qui non si sospetti la complicità di Gertrude nel delitto, quanto un altro tipo di tradimento.

SYBYL

Sì, e sarebbe per un amore un po’ più che filiale della madre che esita ad ucciderne il nuovo marito, forse nel timore di lasciarla sola. Quanta nobile pietà in questo teatro delle passioni.

SOPHIE

Amore certo molto tipicamente filiale, secondo alcuni. E non tanto per il timore di lasciarla sola, ma per quello di occupare lui l’unico posto vuoto al suo fianco, se non sul trono, almeno al suo fianco.

ALMA

Perversa più che fervida la tua fantasia. E’ forse l’ultima moda francese riportare ogni cosa alla sessualità? A me pare ingeneroso farlo con la coscienza del primo sovrano non del tutto bestiale che il mondo veda da tempo.

SYBYL

E che dire allora del cameriere che ieri ci ha servito la cena? Deve essere molto difficile occuparsi di questioni prosaiche come la giusta cottura delle patate e insieme tenere a mente le implicazioni teoretiche della rivoluzione copernicana.

ETHEL

Io mi sento propensa ad accettare per buone tutte le vostre proposte. Comprese le riflessioni del cameriere che sicuramente dovrà interrogarsi non poco in materia di fede per accettare di servire patate anziché, che so, studiare a Wittenberg e indossare fine sartoria.

SYBYL

Fortuna vuole che ieri sera, mentre voi vi preparavate a ricamare teorie noi siamo andate dritte alla cosa in sé, che sembra, se posso permettermi, irrimediabilmente folle. Va in giro per le stanze del castello e parla da solo, mischiando propositi suicidari a fantasie di vendetta senza smettere di lamentarsi un attimo della servitù per quegli avanzi del banchetto nuziale serviti freddi.

ROSE

Si, ma così taci l’essenziale. 

ETHEL

Raccontacelo tu, allora.

ROSE

Vedete, mentre tornavamo nelle nostre stanze abbiamo avuto la fortuna di imbatterci in Orazio. Gli abbiamo parlato a lungo, chiedendogli cosa si aspettasse da questo nostro spettacolo, cosa ne pensasse dell’idea di Amleto, se preferisca il teatro classico o quello moderno, insomma, spicci pretesti di conversazione, insomma. Lui sembrava preoccupatissimo. Ci ha confessato di essere in realtà molto preoccupato per il principe, incapace di definire là dove inizi e là dove finisca il metodo della sua follia.

ETHEL

Ma non sono forse tutti assassini i nobili per cui recitiamo? Non vedo cosa ci sia di tanto diverso in un uomo che ne uccide un altro in abito, rispetto a chi stermina eserciti in armatura.

SOPHIE

E quanto spesso capita che un innamorato si liberi del suo rivale o per lo meno fantastichi di farlo. Io sicuramente dovetti fermare il mio primo amore dall’affondare il pugnale nel ventre di mio padre.

SYBYL

Bene, questo rende il nostro dibattito assai più interessante. Reciteremo per un delirante o per il nuovo genio del nostro secolo? Per un perverso o un parricida?  La domanda mi esalta quasi quanto queste tartine. Su cosa scommetti?

ALMA

Io dico che siete completamente fuorviate dall’apparenza e dallo zucchero stimolante di ipotesi assurde. Cosa vale la voce di Orazio che, se anche fosse a conoscenza della verità, certo non verrebbe a riversarla addosso alle vostre scollature? 

SYBYL

E io ti dico che hanno fatto la loro parte.

ALMA

Chiunque qui è preoccupato per Amleto, e sospetta del suo sproloquio come della trama recente degli avvenimenti. A voler dare per buona la tradizione, il gesto da compiere sarebbe chiaro e così è naturale che il suo girarci attorno sollevi dei dubbi. Ma ciò che vi chiedo di vedervi è molto semplice: che sia per gli studi a Wittenberg o sia per sua non comune sensibilità, seguire in cieca fede il percorso tracciato al nostro eroe non pare più sufficiente. La follia è semplicemente la veste che usa per nascondere il suo temporeggiare.

SYBYL

A me è sembrato semplicemente sconvolto. Però, sia come dici: probabilmente ha pensato fosse un buon momento per raccogliere riflessioni per la sua prima dissertazione.

ALMA

Ti prego di risparmiarmi quest’ironia. Ascoltatemi bene: fate pure tesoro per il futuro dell’ipotesi che il principe sia pazzo ma per ora evitate di liquidare così la stranezza. Sapete come si adatti bene la follia a leggere ciò che non ci è familiare.

SYBYL

Io mi chiedo da dove sorga in voi l’esigenza di leggere dello straordinario nei conflitti comuni di una volontà ordinaria, necessariamente non eroica. Nasce forse ogni uomo tagliato per compiere le sfide che il suo tempo e la sua coscienza morale gli demandano? Se Amleto si rivolge a noi è perché sa bene quanto sia limitato il potere delle affermazioni. E questo e niente più è ciò che dobbiamo realizzare: né giudizio apodittico né caricatura, ma sincero rispecchiamento.

ROSE

Se posso permettermi, la tua mi pare una non troppo candida ammissione di sconfitta. Perché: cosa dovremmo rispecchiare se l’immagine di ciò che ci è di fronte non ci è chiara?

ETHEL

Concedetemi: io credo che invece tutte voi abbiate un’immagine piuttosto precisa di chi e cosa vi trovate di fronte. Siete brave a difenderla nel dibattito con le altre e spero lo siate ancora di più nel lasciarle lo spazio sotterraneo necessario a mutare in questo confronto. Resta comunque da sentire il resto della compagnia: chissà che qualcuno di loro non abbia trovato una perizia medica o l’arma del delitto.  E ora andate a prepararvi. Sarà pure sporca di sangue in fondo, ma all’apparenza è assai più pulita di voi la corte che ci tocca rispecchiare!

Scena ii

(di Alessandro Dema)

Nel castello

[In scena Sybyl, Rose e Alma. Escono Ethel e Sophie. Entrano CAPOCOMICO A e Giacometta]

CC

Via, via, ai vostri posti! Conosco bene la vostra ingordigia per gli intrighi di corte, ma non è per questo che siamo venuti ad Elsinore. (Fa segno ad un’attrice di avvicinarsi) I costumi sono pronti per stasera? E le scenografie?

GIACOMETTA

Avete sentito il capo. Questo posto mi inquieta: prima riusciremo ad intascare il compenso per la nostra arte, meglio staremo.

SYBYL

La tua venalità ottunde i pensieri e corrompe le intenzioni. Se solo avessi potuto udire ciò di cui io e Rose siamo state testimoni… Solo così potremmo…

CC: (la interrompe) Potrete cosa?

SYBYL

(esita, si guarda intorno e riceve sguardi di approvazione da qualche compagna già al corrente) Eravamo in giardino, ammiravamo la natura che, con l’arrivo dell’inverno, si ritira dolcemente. Ne approfittavamo per ripassare le nostre parti quando, in lontananza, potemmo udire una voce. Avvicinateci, capimmo che si trattava del Principe. La sua figura dinoccolata, riversa su sé stessa ci catturò. Tormentandosi le mani, senza saperlo, mise a nudo i suoi pensieri, li presentò, nella loro bassezza, al mondo. Fu allora che…

GIACOMETTA

Che cosa? Io sarò venale, ma la modestia consapevolezza non mi manca. So, come ogni pover uomo e donna di questa terra, che è di gran lunga preferibile il silenzio, sia esso di ignoranza o di innocenza, che il sussurrio delle labbra che troppo hanno udito, la cui conoscenza non giova a chi sa.

ROSE

(guarda male Giacometta poi riprende) Amleto parlava tra sé e sé. Ciò che alcune di voi hanno udito dalla Regina, da Orazio, Ophelia sono state confermate dal Principe stesso. Egli crede che il defunto Re sia stato ucciso da Claudio, suo zio… Intende farci recitare il pezzo che lui stesso ci ha proposto per svelare le colpe dello zio!

 [Generale sorpresa e presa di attenzione

da coloro che, fino ad ora, stavano facendo altro]

CC (teso)

Non comprendo ciò che dite. Voi dite dunque che Amleto, il principe, desidera attingere alla nostra arte per scovare un regicida, che crede essere il fratello del defunto Re? Ed in che modo avrebbe successo? Santo cielo!

SYBYL

Non eravamo tutti presenti la scorsa mattina? Non ci ha forse detto che l’azione avrebbe dovuto adattarsi alla parola, e la parola all’azione? Ora sappiamo che costui non ci ha voluti che per il suo gioco, per il nostro strumento, il teatro.

ALMA

E se anche fosse? Non è così che funziona in ogni corte? Noi ci presentiamo, l’eminenza del momento ci indica la via, e noi eseguiamo. La politica non è affare dell’artista.

CC

(provando a calmare le acque)

Insomma, insomma! È molto nobile, Alma, che tu ti preoccupi a questo modo della compagnia, ed altrettanto importante è ciò che ci riferisce la cara compagna Rose. È bene saper equilibrare queste istanze e fare in modo che…

SYBYL

Io vi indico la luna, e voi osservate il dito. Guardate nel vostro cuore, e pensate a ciò che ci viene chiesto: cosa vorrebbe dire accettare la proposta di Amleto? Chi può assicurare la colpa di Claudio, se non egli stesso, o delle prove migliori?

[brusio di assenso]

GIACOMETTA

D’accordo. Prendiamo, per breve tempo, le parti delle nostre compagne. Ma chiediamoci anche cosa ne sarà di noi, della nostra reputazione (guardando CC), della nostra paga (guardando Alma), se adesso decidiamo di disobbedire ad Amleto. Pensiamo davvero che ciò potrà aiutarci? Darci un futuro? Alle volte sono i compromessi a far sopravvivere l’arte.

CC

Sono della stessa opinione. Mi fido di ognuna di voi, e conosco la fermezza del giudizio di Sybyl, ma desidero sapere, con veemente intensità, quali sono le vostre ragioni, per agire d’unione e consapevolezza.

SYBYL

Ebbene, io credo che l’attrice, l’artista, non debba dipendere che dalla propria sensibilità, dal proprio gusto e dalla propria arte. Quello che Amleto vuole da noi è una scenetta di potere, un modo per tormentare Claudio, e confermare i suoi incubi riguardo l’omicidio del padre. (Pausa) Io non ci sto: il teatro è un’arte libera, che non conosce padroni né costrizioni dall’alto. Il principe, che millanta grande cultura e saggezza, dovrebbe essere il primo a saperlo. Se i nembi dell’incoscienza hanno influenzato Amleto, le folate della nostra ragione gli doneranno nuova vista e consapevolezza. La pergamena del Principe può attendere: stanotte il nostro Edipo ci guiderà.

CC

(si prende un attimo per valutare le reazioni della stanza) La compagnia ha deciso, dunque. L’Edipo Re ce lo ricordiamo ancora? Al lavoro! Le scenografie sono da ri-assemblare, certo, ma i costumi sono già stati curati, no?  Magnifico.

Faremo scendere i più spettrali brividi dalla schiena del Principe, lo metteremo di fronte allo specchio della sua sfrontatezza. Ha provato ad ingannare delle attrici, ma si sa che noi, dell’inganno, siamo la prima linea.

[La scena, man mano, si disperde: alcune attrici escono, altre si fanno vedere impegnate a provare ed agghindarsi per la rappresentazione che viene, e così via. Attrice 1 si allontana dal gruppo e si accosta al CAPOCOMICO A ].

GIACOMETTA

Speriamo che le reazioni della corte non siano troppo violente. A questo proposito, abbiamo già ricevuto qualcosa per la nostra disponibilità? Stamane ho fatto ricorso all’altruismo del Principe, ma sapere che riceveremo comunque qualcosa mi rasserenerebbe…

CC

Dolce Giacometta, la tua costanza avrebbe fatto impallidire Ercole, nelle sue 12 fatiche. Ho già ricevuto un premio per la fiducia donataci e lo distribuirò appena possibile. Piuttosto, tu non ti dovresti preprare ? Non ti vedo in costume, eppure il tuo zelo per il soldo rimane.

Non millantavi consapevolezza, prima?

[Escono CAPOCOMICO A, Giacometta e Rose]

Scena iii

(di Alessia Bersanetti)

Nel castello, notte fonda

[Alma, Sybyl e Constance camminano per i corridoi del castello, parlando tra loro.]

ALMA

Avete sentito le strane voci che circolano su questo castello?

SYBYL

Sì, sembra ci siano molti segreti.

CONSTANCE

Non lasciamoci distrarre da tutto ciò. Abbiamo uno spettacolo da organizzare e portare in scena.

[Rumore proveniente da una delle stanze vicino agli attori]

ALMA
Chi va là?

[Altro rumore]

CONSTANCE

È mezzanotte passata, forse dovremmo tornare nelle nostre stanze.

ALMA

No, voglio scoprire cos’è stato.

[Alma entra nella stanza da cui si è sentito il rumore e Sybyl

e Constance la seguono]

CONSTANCE

Vedi, la stanza è vuota. Andiamo via.

[Entra il fantasma]

SYBYL

Chi sei tu?

ALMA

Che cosa vuoi da noi?

CONSTANCE/EVA

Vi prego, scappiamo via!

FANTASMA
Ascoltate. È quasi l’ora per me di tornare al tormento delle sulfuree fiamme.
A cherished bond, love’s grip once strong,
Now shattered by darkness, relentless and wrong.
Within an heir, the poison quietly thrives,
Creeping through veins, as their love it deprives.
Father’s love and trust, forever betrayed,
In this sorrowful verse, the truth displayed.
Once unyielding, their bond now torn apart,
As shadows consume, breaking a father’s heart.

[Il fantasma esce di scena]

CONSTANCE

Che cos’era quello?

ALMA

Non lo so, sembrava un’anima tormentata.

CONSTANCE

Vuoi dire che era un fantasma? Non posso crederci! Ditemi che questo è solo un brutto sogno.

ALMA

Io faccio brutti sogni, ma quello era estremamente reale.

SYBYL

Anche a voi è parso esattamente uguale al re da poco deceduto?

ALMA

Hai ragione. Ma se così fosse, cosa significano le sue parole?

SYBYL

Vogliono dire che la sua morte non è stata accidentale come tutti credono, ma che è stato ucciso da qualcuno a lui vicino.

CONSTANCE

Da ciò che ha detto pareva riferirsi al figlio.

ALMA

Il giovane Amleto?! No, è impossibile. Sembra pazzo, ma credete che possa essere realmente arrivato ad uccidere il suo stesso padre?

CONSTANCE

Non nego che questa sia un’accusa forte in assenza di prove concrete, nondimeno tutti noi abbiamo potuto osservare il crescere dei suoi strani comportamenti. Forse tutto ciò potrebbe esserne la causa.

SYBYL

Non possiamo trarre conclusioni affrettate, ma le parole del fantasma sembrano suggerire che ci sia qualcosa di più dietro la morte del re.

ALMA

Voi siete sicuri che quello spettro ci abbia detto la verità e che non sia un diavolo venuto per confonderci?

SYBYL

Ciò non ci è dato saperlo con certezza e, proprio per questo motivo, dovremmo discuterne con gli altri.

CONSTANCE

Va bene. In ogni caso è meglio andarcene da qui. Questo posto mi mette i brividi.

Scena iv

(di Rebecca De Andrea)

Nel castello

[Manfred e Alma sono in camerino, manca un’ora allo spettacolo e si stanno preparando. Immaginariamente davanti al loro riflesso, saranno seduti di fronte al pubblico come se esso fosse il loro specchio. Manfred si passa un pennellone da fard sulle guance, Alma è intenta a pettinarsi i capelli e aggiustarsi le sopracciglia]

ALMA O SYBYL (Mentre si prepara, Manfred fissa Alma, come se si preparasse a dirle qualcosa)

La smetti? Mi innervosisci. Lo sai che prima di andare in scena ho bisogno di un po’ di pace.

MANFRED

Perdonami, cara…

[Alma lo fulmina con lo sguardo]

MANFRED (sospira rumorosamente una volta ancora, continua a guardare Alma che fa di tutto per non dargli retta)

Aaah quando c’era lui…

ALMA (inorridisce)

Lui chi, scusa? 

MANFRED

Come lui chi! Barnabas, il nostro precedente CAPOCOMICO A. Lui sì che sapeva come viziarci in vista di una prima importante! I suoi figli… però…

ALMA

Cos’hai contro il mio Barnabas?

MANFRED

Niente, per carità, è un talentuoso attore e una simpaticissima personalità ma non credi che sia un po’ inesperto per essere già a capo dell’intera compagnia? Forse, se qualcuno di più temprato dalle intemperie della vita, qualcuno che conosca bene le insidie di questo lavoro (che, lasciami dire, è tutto una fatica) lo sostituisse sarebbe meglio per tutti, no? E lui avrebbe il tempo di rilassarsi e godersi la vita privo da pesanti responsabilità, come si addice a un ragazzo della sua età.

ALMA O SYBYL

Cosa stai cercando di dirmi, Manfred? Siamo tutti stanchi in questo periodo, non facciamo che girare da un castello all’altro e questa volta, per giunta, abbiamo le nostre belle gatte da pelare. Ci manca solo che ti metta a combinarne una delle tue.

[Vedendolo scuro in volto, assume atteggiamento più compassionevole

Senti, Manfred, lo so che ti manca il vecchio Barnabas e che ti saresti aspettato almeno una promozione di grado dopo la sua morte, dopotutto avete fondato questa compagnia insieme… ma in presenza del suo stesso figlio, del sangue del suo sangue, cos’altro avremmo potuto fare? Lui che, come me, è cresciuto nel centro, nel cuore di questa compagnia saprà ben guidarci, vedrai…

[Manfred continua a fissare per terra, scuro in volto]

ALMA O SYBYL

Non siamo più vicini come lo eravamo un tempo ma sappi che per qualunque cosa io ci sono. 

(Manfred continua a non guardarla)

Ti lascio in pace per qualche minuto, va bene? (torna a sedersi alla sua postazione e continua a prepararsi)

MANFRED (da parte, scimmiotta le parole di Alma come un bambino offeso)

“Ma Manfred, in presenza del suo stesso figlio, il sangue del suo sangue gne gne” Megera! Vorrei puntualizzare che nel suo sangue è contenuto anche quello di mia sorella, ergo il mio! IO e solo IO avrei dovuto prendere il posto di Barnabas, dopo tutta la fatica che abbiamo fatto per dare uno straccio di dignità a questa compagnia. Il solo pensiero che invece un onore del genere sia ricaduto su mio nipote… così giovane e ingenuo! Puah! Mi fa venire l’orticaria. Basta! Non resisto un giorno di più declassato ed ignorato come sono. Questo spettacolo potrebbe essere la mia occasione di riscatto, dopotutto l’Edipo rimane uno dei miei cavalli di battaglia, anche in questa versione scritta dal principe!

Se solo potessi mettere a tacere il giovane Barnabas per un po’… Se solo riuscissi a fargli scivolare nel bicchiere un po’ dei miei sonniferi, il gioco sarebbe fatto! Devo trovare il modo di far venire qui Barnabas per un brindisi senza insospettire eccessivamente Alma (si rasserena in viso come se avesse appena avuto un’idea e si rivolge di nuovo a Alma) 

Senti Alma, mi dispiace essere così scorbutico. Sai, anche con tutta la mia esperienza le prime riescono sempre a suscitarmi una certa ansia da palco. 

ALMA (lo guarda dall’alto al basso, esita, poi fa spallucce)

Non preoccuparti, ma sbrigati: tra poco Barnabas passa per il chi-è-di-scena. 

[Qualcuno bussa alla porta]

MANFRED (illuminandosi)

 Oh, dev’essere proprio lui! Puntuale come sempre, eh.

[si precipita alla sua postazione per versare tre bicchieri di liquore/alcool qualunque e, ponendosi leggermente di spalle, tira fuori una boccettina dalla tasca e ne versa il contenuto nel bicchiere più a destra]

ALMA (va ad aprire a Barnabas e, da parte)

 In guardia, mi sa che qui c’è sotto qualcosa. Manfred si è comportato in modo strano tutto il pomeriggio, lamentandosi senza sosta di te e della compagnia, e poi tutt’a un tratto si è ravvivato come se avesse appena pescato dal lago Bøgeholm Sø la trota più grande del globo! (Si gira mentre Manfred sta versando il liquore, poi guarda di nuovo Barnabas) Non bere assolutamente da quel bicchiere, hai capito? Appena si distrae versa il tuo liquore nel suo bicchiere e poi ce ne andiamo.

MANFRED (ritorna dalla coppia, con un vassoio che regge tre bicchieri di liquore)

Ma che piacere vedere che, nonostante gli alti compiti che ti sono stati riservati, tu ti prenda ancora il tempo per un umile Chi-è-di-scena, mio caro Barnabas… o forse dovrei dire “figliolo”? 

[Pausa. Gli attori si guardano]

MANFRED

Perché non brindare a questa tua grande modestia? (porge i bicchieri ad ognuno) E che l’Edipo del principe vada a mera-

ALMA (gli tira il vestito per la spalla opposta a Barnabas, facendo voltare Manfred) Manfred! Ma che hai fatto al costume? Ricordati che questi ci devono durare… Ah no, perdonami, credevo di aver visto una macchia. Scusa, dicevi? (guarda Barnabas che nel mentre ha versato il contenuto del proprio bicchiere in quello di Manfred) Ma che sete che avevi, eh? L’hai già finito… Che dite ci avviamo? Su, che è già tardi.

[Alma e Barnabas escono

MANFRED (rimane in scena, ridendo sardonicamente e sorseggiando il suo drink, finché non cominciano a venirgli meno le forze. Prima di cadere a terra svenuto riesce a dire due ultime parole) Maledetta donna! 

Scena v

(di Giorgia Stefanucci)

Nel teatro del Castello

[Entrano Amleto, il Capocomico]

AMLETO

Mi sono ritagliato per me stesso la parte del Prologo. Vi presento la trama del dramma.

CLAUDIO

Lo hai composto tu, Amleto?

AMLETO

La storia è vecchia di millenni, zio. Ma è una storia che ha una forma interessante!

GERTRUDE

Una forma, mio signore?

AMLETO

Una forma! Una forma interessante e mostruosa! Un re e una regina vivono felicemente, governando Micene, quando un fratello del re, di nome Egisto, dopo aver tanto vagato torna alla corte e si innamora perdutamente della Regina.

GERTRUDE

Deve essere bella questa vostra regina, dolce Amleto!

AMLETO

Lo è, molto madre. Eccola che entra! Entra la regina: è bella ma è una bellezza gravida di sciagure!

[Entrano gli attori che interpretano Re e Regina del dramma]

LA REGINA-ALMA

Mio signore, ho una lieta novella da darvi. Stiamo aspettando un figlio.

IL RE-ETHEL

Ma è una splendida notizia mia cara. Non potrei ricevere notizia migliore dalla donna che amo.

[Escono gli attori che interpretano Re e Regina del dramma]

AMLETO

La corte festeggia! Si organizza un grande banchetto, partecipano tutti. Dov’è il banchetto? Portate in scena! Portate, fate festa! Il banchetto è il momento! (Rivolgendosi al pubblico) State a vedere, voi! (a parte) Vedranno, vedranno la profezia!

CAPOCOMICO A (si alza dalla sala)

Mio principe, gli attori stanno arrivando! La scena del banchetto sarà grandiosa. Abbiamo apportato dei piccoli abbellimenti alla vostra versione… Un gran finale vi aspetta, accomodatevi e permettetemi di prendere il vostro posto!

AMLETO

Bravo, bravo, fai sentire forte la voce! Cattura il re e tutta la corte! (Amleto va a sedersi)

CAPOCOMICO A

Re e regina entrano al banchetto (gli attori che interpretano re e regina entrano), pronti a celebrare la nuova novella! Ma qualcuno di inatteso entra al castello. Entra l’indovino Tiresia!

[Entra l’attore che interpreta Tiresia]

TIRESIA-SYBYL (rivolgendosi al re)

 Vostro figlio usurperà il trono. Ucciderà il grande re Laio e giacerà con la propria madre, Giocasta la regina. Che questo possa portare rovina e sventura sul vostro regno e sulla vostra famiglia.

[Esce Tiresia]

IL RE – ETHEL

Dobbiamo fare qualcosa e al più presto! L’indovino ha parlato di un figlio pericoloso! (si tocca la pancia) Una serpe in seno…

LA REGINA – ALMA

Sì lo so, lo so. Temo non ci siano altre possibilità. È deciso: il bambino non vivrà a Tebe!

IL RE – ETHEL

Non dovete temere. Andrà per il meglio. È per il bene del regno. Ce ne dimenticheremo, un giorno.

LA REGINA – ALMA

Sì, avete ragione. Ce ne dimenticheremo, un giorno.

CAPOCOMICO A

Ma tranquillizzo subito la nostra regina: il ragazzo è cresciuto. Ecco il bambino sopravvissuto! (Entra l’attore che interpreta Edipo che è Constance). Ma quei greci… loro sì che costruivano delle storie curiose! Ecco che la bella forma della nostra storia cambia aspetto: ecco che la nostra regina e il nostro re, ora si chiamano Giocasta e Laio e che il giovane principe si chiama Edipo!

[Nella sala del trono, il banchetto reale viene interrotto

dall’arrivo di un nobile conoscente del re.

Entra Edipo, il principe di Tebe]

AMLETO

(a parte)

Cambiano i nomi… sono matti questi attori! Ma voglio vedere, voglio sentire.

IL RE – ETHEL

Oh finalmente! (si alza dal trono e corre incontro all’ospite) Che piacere rivedervi e avervi come nostro ospite. Vi presento la mia bellissima moglie Giocasta, la regina di Micene.

EDIPO – CONSTANCE

Un’altra magnifica bellezza del vostro regno. Un onore.

AMLETO (Intervenendo dal fondo, ma “a parte”)

è un incubo, è un sogno. Questo non è il mio copione! Ma voglio vedere ancora.

[Gli attori continuano a recitare sulla scena]

[Laio si allontana]

CAPOCOMICO A

Edipo allora si allontana. Consumato l’amore (che lui ancora non sa essere incestuoso) con la madre, è pronto a una nuova vita! È vivo e pieno di amore! Fin quando incontra nuovamente l’indovino Tiresia…

TIRESIA – SYBYL (rivolgendosi a Edipo)

Tu sei figlio del grande re Laio. Sei destinato a succedergli al trono. La terribile profezia si è già avverata e sia tu che i tuoi veri genitori la ignorate.

[Esce Tiresia]

[Edipo torna al castello, correndo con sgomento]

GIOCASTA – ALMA

Edipo! Che cosa vi porta qui? Vi vedo affannato

EDIPO – CONSTANCE

Io sono figlio di re Laio, vostro marito. Mi è stato nascosto per tutto questo tempo.

GIOCASTA – ALMA

Come lo sapete?

EDIPO – CONSTANCE

è stato Tiresia, l’indovino a dirmelo.

GIOCASTA – ALMA

Ma non comprendete affatto! Significa che alla sua morte, l’erede siete voi. Potremmo vivere insieme come marito e moglie. Tuttavia il re gode di ottima salute e potrebbe volerci molto tempo prima che gli accada qualcosa.

EDIPO – CONSTANCE

Forse avete ragione…

GIOCASTA – ALMA

Mio caro Edipo, io vi amo così tanto che non sopporto il pensiero dei giorni che passano e del nostro amore che non può uscire alla luce del sole. (Si ferma a riflettere) Uccidiamo il re.

AMLETO Ma che storia è questa. Più mostruosa di quanto io immaginassi! Il CAPOCOMICO A è impazzito! Tuttavia, c’è una strana logica in questa follia! L’importante è che Claudio reagisca! Tutto è per il re!

CAPOCOMICO A (i tre attori sulla scena “mimano” le azioni descritte dal CAPOCOMICO A. Il CAPOCOMICO A recita in maniera concitata: non è necessario che il pubblico capisca perfettamente lo svolgimento della trama relativa allo scambio dei veleni. Lo scopo della scena è percepire il miasma di questa storia) Vi racconterò gli avvenimenti. Edipo entra di nascosto nella sala da letto del re. Sostituisce le candele della stanza con altre identiche avvelenate. Il re, che ogni notte prima di dormire accende le candele, assorbe i fumi: morirà nel sonno! Poco dopo, Giocasta si trova anche lei nelle stanze del re. Accende due candele. E ne sentirà gli effluvi mortali. Prima di cadere, sostituisce gli unguenti del re con soluzioni provenienti da piante tossiche che il re inalerà una volta spalmate sul suo petto prima di addormentarsi. Esce dalla stanza e si allontana per dormire.

Edipo, nel frattempo, si è recato in cucina. Trova il calice del re. Versa delle spezie velenose così che il re possa berla prima della sua cavalcata mattutina, nel caso in cui le candele non dovessero bastare ad ucciderlo. Si reca nelle sue stanze per coricarsi ma divorato dall’ansia decide di uscire e tornare nelle stanze del re per prendere un po’ di quell’unguento di cui sa essere solito cospargersi il petto per addormentarsi. Morirà avvelenato dell’unguento cambiato da Giocasta.

Il re rientra in stanza dopo una lunga e stancante cena con altri nobili, crollando addormentato in un’altra ala del castello

AMLETO (a parte) Ah così, così dite? Dicono che io sono colpevole? Sono io il colpevole? Sono io che volevo diventare re? Sono ingegnosi questi attori!

CLAUDIO (a parte nel corso della scena) Che cosa ha scritto il principe Amleto! È pazzo, pazzo oltre misure!

GERTRUDE (a Claudio) Aspettate, mio re. La forma di questa storia è così strana che voglio continuare e sentire!

LAIO – ETHEL Servitemi il mio calice. Ho riposato e sono pronto per una lunga cavalcata.

CAPOCOMICO A Laio beve, beve quel calice che Edipo ha avvelenato! Entrano le guardie.

[Entrano tre attori che interpretano le guardie. Escono Liao, Giocasta ed Edipo]

SECONDA GUARDIA – ROSAURA La regina Giocasta è morta stamane nel suo letto.

TERZA GUARDIA- COLOMBINA Il principe Edipo! Il principe Edipo è morto nel sonno.

PRIMA GUARDIA – CORALLINA La Corona annuncia che il re è morto.

CLAUDIO

Basta! (Si alza) Questa è l’ultima cosa da dire! Non ci saranno altri versi di questo dramma pericoloso! La Corona esce. Voi attori pensate a quello che avete fatto e… Amleto, giovane principe, ricorda i limiti del tuo potere come membro di questa corte, come autore e come scrittore!

AMLETO

Ecco, ecco che il re è impallidito1 Guarda Orazio! Il re è pazzo! Anche io lo sto diventando, forse. Cosa abbiamo visto? Cosa è stato? Il ricordo di un sogno?

[Rientrano tutti gli attori pronti a discutere con il re]

Atto III

Scena i

(di Martina Ricciardi)

Nel castello

CAPOCOMICO A

(a parte, appena fuori scena)

Vieni qui, Viola. (le mette una sciarpa intorno al collo e le consegna un libricino o una pergamena)

È stata la mia ultima battuta. Non tornerò più sul palco. Non si può provare tanto dolore. Ti sei sempre distinta in quest’arte: la guida della compagnia ora è tua.

[Esce CAPOCOMICO A]

CAPOCOMICO/VIOLA

 (Dopo un breve momento di riflessione, respira e prende la sua decisione. Ad alta voce, alludendo al salone in cui era stata recitata la mousetrap)

No, basta. É chiaro. Questa non è immaginazione. Non può esserlo. Devo tornare lì e al diavolo qualsiasi protesta.

VERA

Ma che’ gli sta succedendo? è forse divenuto folle anche lui? 

SYBYL

non lo so, non lo so, dobbiamo andarcene… niente sembra esser salvo tra queste mura…

[Il CAPOCOMICO/VIOLA avvia così con passo felpato, ansimante, nei corridoi del castello e nella direzione opposta rispetto agli altri due attori che erano con lui. A questo punto compie nuovamente l’ingresso nel salone, dove ancora la corte si stava congratulando con il re e la regina per la qualità della messa in scena e dove Amleto era in preda all’ira funesta in un angolo.]

CAPOCOMICO/VIOLA (affannato, riferendosi ad Amleto)

 VOI, voi avete provato a trarre in inganno l’arte stessa dell’inganno. Il teatro come vostro strumento? Credete forse di potervi sottrarre al vostro destino? Crudele fautore della disfatta del regno, non ve lo permetterò! 

AMLETO (con voce crescente sul “voi”)

Non aggiunga altro! Avete osato voi ingannare me! Non erano questi i patti.

CLAUDIO

Siamo forse ancora qui per dar spettacolo alla corte? È questo il modo? 

AMLETO (tono perentorio)

No, non dite una parola di più. Avete già usurpato il trono di mio padre, basta.

GERTRUDE

Amleto, non è così, lo hai visto anche tu… speravo che Ofelia ti potesse riportare al tuo modo d’essere abituale[1] ma…

AMLETO

Ma cosa? La follia si è di nuovo impossessata di me?

CAPOCOMICO/VIOLA (facendo il mimo grottesco di Amleto, in riferimento alle sue parole)

Che sia una nobile mente caduta in rovina [2] o animo inesorabile non lo so, ma che importa? É chiaro a tutti che la nostra compagnia è stata solamente usata per un vostro insulso giochino.

Voi stesso mi avevate detto “Adatta l’azione alla parola, e la parola all’azione” [3], ma la verità qui è che l’azione messa in atto era così marcia nel più profondo, che la nostra parola non ha potuto fare altro che piegarsi a sua tale agghiacciante natura. Ci avete forse scambiato per uno di quei giovani che fugge dalla peste e si racconta novelle per passare il tempo? [4]  Una volta giunti a corte, pensavamo finalmente di poter dar sfoggio all’impegno immenso e al duro lavoro al cospetto dei nostri illustri sovrani, ma non certamente di essere un frivolo intrattenimento. La nostra è arte: la peste è in voi che non lo avete riconosciuto!

AMLETO (con voce ascendente)

 E allora, guardate che cosa ignobile voi fate di me! Mi avete scambiato forse per uno di quegli stupidi strumenti per annunciare? Voi vorreste suonarmi, vorreste pretendere di conoscere i miei fori, vorreste penetrare nel cuore del mio mistero ma per quanto mi scuotiate non ci riuscirete.[5]

[Amleto esce così dalla scena e al suo seguito anche la corte e i sovrani lasciano il salone]

Scena ii

(di Dario Prunotto)

Nel castello

VERA

su, diamoci da fare, non voglio restare qui un minuto di più.

COLOMBINA

sì, sì, e che c’è da correre? Quel che è fatto, è fatto.

Ma hai visto che faccia aveva il Re quando se ne è andato? E la Regina quasi lo rincorreva.

VERA

proprio per questo voglio lasciare questo castello, non vorrei che ci pensassero complici di un affronto.

Amleto ci  ha ingannati, questo è certo.

(poi, cambiando voce, fa il verso ad Amleto)  “Benvenuti, benvenuti tutti!”  “Su, un discorso appassionato” e ancora:  “La battuta agilmente sulla lingua”.

Un pazzo, cosa si credeva di fare?

COLOMBINA (dopo una pausa di qualche istante, mentre continuano il loro lavoro):

Comunque il  Re era furioso. Penso che ora Amleto sia davvero in pericolo.

VERA

E che vuoi che me ne importi? Gli altri sono già fuori, andiamocene anche noi e lasciamo la corte ai suoi  intrighi.

COLOMBINA

Intrighi? C’è ben altro, ora ho capito. 

“È stato commesso un delitto, un assassinio turpe più di ogni altro, mostruoso e contro natura (1); ci saranno le conseguenze di questa denuncia, di certo non può finire così.

C’è del marcio” (2)

VERA

Non so, può anche essere, che ne sappiamo noi.  Ma sarebbe ancora peggio.

In ogni caso Amleto ci ha usati per i suoi folli scopi, non voglio più avere nulla a che fare con questa storia.

COLOMBINA

Ma lui è un debole e ora ha le spalle al muro.

Mettiamolo  in guardia,  deve fuggire.

Portiamolo con noi.

VERA

Io tengo il mondo per quello che è, un palcoscenico, dove ogni uomo deve recitare una parte” (3)

Io ho fatto la mia, sono solo un attore e ora esco di scena.

COLOMBINA

Ma quella scena era la realtà, era il mondo, e noi ne abbiamo fatto parte. Ora non possiamo fuggire, non dobbiamo sottrarci.

Di tutte le emozioni degradanti, la più maledetta è la paura”. (4)

VERA

parole, parole, parole” (4)

Basta, io me ne vado, qui il nostro compito è finito.

Lei lo guarda, esita ancora per un po’, poi si decide,

finiscono di raccogliere le loro cose e se ne vanno.

  • Amleto, Atto I, Scena V (Lo Spettro)
  • Amleto, Atto I, Scena IV (Marcello)
  • Il mercante di Venezia, Atto I, Scena I (Antonio)
  • Enrico IV parte prima, Atto V, Scena II (Pulzella)
  • Amleto, Atto II, Scena II (Amleto)

Scena iii

(di Francesca Isoardi)

Nel castello

GUNTHER

Non pensate che il comportamento del sovrano sia stato alquanto inusuale?

CLAUS

Effettivamente… di solito le corti sono grandi estimatrici dei nostri spettacoli, nessuno ci aveva mai interrotto prima. Sarà stato a causa di un malessere, il sovrano aveva un colorito piuttosto pallido.

GUNTHER

No, non è stato un malanno. Era perfettamente in salute prima della recita.

E poi avete notato l’espressione raccapricciata che aveva in volto?

CLAUS

Sì, è stato solo per un attimo ma l’ho notato.

GUNTHER

Tradiva un turbamento profondo, diverso dal dolore causato dalla malattia.

[Pausa – continuano a sistemare gli oggetti di scena]

GUNTHER

A meno che…

BERTOLT

Non rimuginare e sbrigati a prendere le tue cose.

GUNTHER: (ignora le sue parole)

Vi è una strana coincidenza tra gli avvenimenti della tragedia e gli ultimi eventi della corte.

CLAUS

Cosa intendi dire?

GUNTHER

In entrambi i casi la morte del re è per avvelenamento.

BERTOLT

Non dimenticare che il nostro re è stato morso da un serpente.

GUNTHER

O così ci hanno fatto credere.

[Breve pausa – Sistemano altri oggetti]

GUNTHER

Oppure rifletti sul comportamento della regina.

GUNTHER

Dopo un breve corteggiamento ha sposAato l’assassino.

CLAUS

Allo stesso modo la regina Gertrude ha sposato re Claudio poco dopo la morte del consorte.

GUNTHER

Secondo questa logica la regina avrebbe sposato l’assassino di re Amleto.

CLAUS

Stai insinuando che re Claudio abbia ucciso re Amleto?

GUNTHER

Nulla lo esclude.

CLAUS

Ma che vai dicendo! Potrebbero impiccarti per quello che stai insinuando.

GUNTHER

Sto solo riflettendo.

BERTOLT

Ed è proprio questo che ti condurrà alla forca.

CLAUS

Re Claudio è un uomo virtuoso. Giurerei sul suo buon cuore.

BERTOLT

Sono d’accordo. Per quanto bizzarra possa essere la corte di Elsinore nessuno sarebbe in grado di commettere tale atto incestuoso. Tanto meno re Claudio.

CLAUS

Esatto! E la regina Gertrude non avrebbe mai sposato un assassino.

BERTOLT

E non dimenticare che siamo in guerra. Rimanere a lungo senza sovrano avrebbe comportato la caduta del regno di Danimarca.

CLAUS

Il comportamento di re Claudio sarà sicuramente causa di un malanno.

Poi è risaputo che gli aristocratici sono cagionevoli di salute. È colpa di quegli accoppiamenti incestuosi tra famigliari: a forza di rimescolarsi, il sangue diventa cattivo.

GUNTHER

E a quanto pare questi accoppiamenti continuano tutt’ora.

[Gli attori hanno terminato di ritirare i loro oggetti ed escono di scena]

Scena iv

(di Matteo Bonino)

Sul carro

ACATO
Certo che quell’Amleto è suonato forte. Mi piace! Dovrebbe squarciare le viscere di quel Re farlocco!

FURIO
Ecco ci risiamo, ancora con queste idee violente. Dovresti piantarla Acato, non fai ridere. Hai preso il tuo farmaco?

ACATO
Certo che le ho preso! E fatti gli affari tuoi! Dico solo il vero: un coltello e tutto sarebbe risolto, al diavolo la corte, al diavolo tutto. Un omicidio tutto pulito.

FURIO
Acato ora stai esagerando! Se continui così chiamo le guardie! Come ti viene in mente? Sei folle come quel folle di Amleto, che cerca vendetta per un presunto assassinio? Tu non stai bene e nemmeno lui!

Servo (tra sé):
Ma cosa litigano a fare?
Blaterano blaterano
come se il loro pensare
contasse qualcosa.
Amleto o non Amleto, ma che vi importa?

ACATO
non è presunto! Qui ti sbagli Furio!

FURIO
come fai a dirlo?

ACATO
glielo ha detto il fantasma di suo padre!

FURIO
Oh Gesù! Questa è bella! Sei matto come un cavallo amico mio!

COCCHIERE (tra sé)
Finito un intrigo
visto il litigio
ci spostiamo di corte
in corte e vediamo
morte e morte.
Sovrani, re e regine.
Schiavi, servi e
cortigiani.
Tutti sono uguali!
In malora a tutti quanti!

ACATO
ma è vero! Li ho visti mentre parlavano!

FURIO
certo certo, ci credo proprio.

(tra sé)

Chissà cosa mettono in quelle erbe medicinali, un giorno o l’altro dovrei provarle.

ACATO
Sei falso! Uno di questi giorni t’accoltello pure a te Furio! Non ne posso più di questo carretto, di questo teatro, di te e di tutti gli altri!

COCCHIERE (tra sé)
Ed io? Dovrei lamentarmi
come voi stupidi?
Chi sono io?
Io…
Ah, io sono nessuno.
Faccio il lavoro sporco,
vesto, trucco
e rumori e luci faccio.
Quello! Tutto il mio lavoro.
Sono servo del teatro,
servo e solo servo
di chi mi comanda.
Che mi importa di quel Re?
Questo mestiere è il mio monarca…

FURIO
Basta! Ora mi hai stufato, vattene a dormire che domani dobbiamo lavorare e alla taverna tu non scendi da questo carretto! Ne ho abbastanza di te! Ne parlerò col CAPOCOMICO A, lui sì che ti concerà per le feste.

COCCHIERE (tra sé)
…servire o non servire,
questo è il dilemma.
Ma che dilemma?!
Servire per campare,
serve,
campare per servire,
campo.
Questo,
questo è quanto.

ACATO
No Furio… scusami ti prego, non volevo. È solo che è una storia assurda. Quell’Amleto parlava di veleni per le orecchie, di incesti, di assassini… la mia vita è così noiosa e triste e vorrei qualcosa di diverso. Furio non sono pazzo, te lo giuro Furio… scusami Furio…

Furio…Buonanotte.

COCCHIERE (tra sé)
Ma andate al diavolo!

Scena v

(di Matilda Marchese)

Sul carro

[Tra il vociare confuso del carro si distingue la conversazione di un attore e la piccola aiutante della troupe seduta al suo fianco]

BERTOLT (borbottando)

Che giornata stancante oggi, mi sento ancora il viso impastato di quella maledetta robaccia bianca…dovrebbero proprio creare dei trucchi che importunano di meno.

(alla bambina seduta al suo fianco) Ritieniti fortunata tu che, come aiutante della troupe, puoi permetterti di bighellonare dietro le scene. Ti ho vista sai, tutta imbambolata ad osservare Lady Ofelia.

BAMBINA

Già, è davvero bellissima, i suoi capelli sono splendenti, tanto puliti che scommetto profumano di viola e le sue mani sembrano così lisce e morbide…Voglio essere anch’io una principessa da grande!

BERTOLT

Ah, dubito proprio che succederà… (in modo sarcastico) Ma se intraprendi la carriera teatrale magari un giorno ne puoi interpretare una.

(notando l’improvvisa tristezza della bambina) E poi, a dirla tutta, neanche Ofelia è una principessa.

BAMBINA

Come no?  Pensavo che Ofelia e il principe Amleto fossero una cosa sola. Per l’intera rappresentazione non hanno smesso un secondo di parlare, (con un’espressione sognante) lui con la testa appoggiata sul grembo di lei…

BERTOLT (tra sé)

A me sembrava più che battibeccassero,

(alla bambina) Effettivamente dai pettegolezzi che girano in molti sono di questa opinione, sicuramente il padre di lei ne è convinto, da quello che ho sentito ritiene che questo suo amore sia causa del comportamento eccentrico di Amleto.

BAMBINA

Ma certo! Ti dico che c’era qualcosa che brillava nei suoi occhi… deve essere sicuramente amore. E poi è solo naturale che sia così, in tutte le storie che si rispettino la bella e graziosa nobildonna si innamora del principe. 

BERTOLT

Certo e poi queste storie vanno sempre a finire in tragedia! Credevo che essendo cresciuta con una compagnia teatrale fossi meno ingenua ragazzina.

BAMBINA

Ma quella è finzione! è tutta un’esagerazione per intrattenere il pubblico, no? Nella realtà queste cose non succedono veramente. Scommetto che Lady Ofelia e Amleto si sposeranno a breve, e chissà, magari verremo invitati alle nozze.

Scena vi

(di Marta Costa)

Sul carro

GUNTHER

Tira un vento gelido questa notte.

BERTOLT

Faccia pure: rispetto al gelo dentro alle mura del castello, questo è un dolcissimo fiato caldo.

GUNTHER

Contento tu… a me si sta ghiacciando il sangue!

BERTOLT

Il mio è appena tornato liquido…

GUNTHER

Di cosa stai parlando?

BERTOLT

Il marcio della corte di Danimarca mi è penetrato dentro la pelle, giù fin nelle viscere. Ha putrefatto la mia carne e reso il mio sangue ghiaccio.

GUNTHER

Se fossi rimasto in quello stato, forse a quest’ora non mi staresti importunando con i tuoi discorsi astrosi.

BERTOLT

Si dice astrusi

GUNTHER

Ecco, per l’appunto

[pausa]

BERTOLT

Lo so che hai freddo e sei di malumore, ma concentrati per un momento su quanto abbiamo appreso questa sera: il principe Amleto ha assassinato il re suo padre e presto si presenterà con la falce sull’uscio di Claudio

GUNTHER

Non vorrai dirmi di credere anche tu a queste dicerie su Amleto! Pensavo che fossi tu quello intelligente! E invece scopro che presti l’orecchio ai pettegolezzi

BERTOLT

No GUNTHER, io non ascolto i pettegolezzi: sono veleno in forma sonora. No, io credo a quello che vedo.

GUNTHER

Ancora peggio di quel che pensassi! Hai “visto” anche tu quel dannato fantasma? (quando dice “visto” fa il segno delle virgolette)

BERTOLT

No! Quel fantasma… o sagoma… o quella cosa insomma… io non l’ho vista. Con il nostro spettacolo abbiamo messo in scena la corte di Danimarca. Abbiamo messo Amleto di fronte a uno specchio e io ho visto come ne è stato smosso!

GUNTHER

Io non ho visto che dolore negli occhi di Amleto. Nessuna furia omicida, nessun rimorso. Dolore. E ora ti dico dove si trova la verità: nel pensare lucidamente. Claudio avrebbe avuto ogni vantaggio ad assassinare suo fratello: il suo potere, la sua sposa, perfino suo figlio. Amleto invece che vantaggio ne avrebbe tratto? 

BERTOLT

Questo non ci è dato saperlo. Non basta conoscere delle note, per suonare l’anima di un uomo. Non siamo né musicisti né flauti 

(pausa)

Tenti di trovare un motivo razionale nell’agire delle persone, ma non funziona così. Noi uomini siamo razionali, è vero, ma anche passionali. Solo il teatro ci ricorda la nostra doppia anima.

GUNTHER

Be’ comunque se fanno fuori il re chi lo sa… magari verranno a cercare me, visto che l’ho interpretato così bene

BERTOLT  

Con quello che trinchi, saresti un perfetto sostituto del corrente sovrano 

GUNTHER  

Comunque rifiuterei, metti che poi uccidano anche me

BERTOLT

Il potere comporta sempre una componente violenta, chi ce l’ha lo ha messo in conto 

GUNTHER

Il re Claudio ha messo in conto di poter morire?

BERTOLT

Forse inizia a farlo da stasera. Nessuno, neanche un re, si può sottrarre alle brame di un uomo determinato e potente

GUNTHER 

O forse, nessun re si può sottrarre alle faccende d’onore! Amleto ucciderà il re assassino come Giustizia esige.

BERTOLT  

Vedo che continui imperterrito sulla tua strada. Non tenterò più di convincerti del contrario.

Scena vii

(di Filippo Pittavino)

Sul carro

SUGGERITORE

Fermate il carro!

COCCHIERE

E perché mai?  

SUGGERITORE

Io scendo qui.

COCCHIERE

Qui? Nel cimitero di Elsinore?

SUGGERITORE

Sempre meglio che stare qua a sentire i discorsi di tutti voi. Se resto a bordo ne uscirò pazzo e mi sembra che qua tutti abbiano già un pazzo di cui parlare. Non fate altro da ore e ore e ore… a chi importa cosa sia vero o cosa sia una simulazione? Tanto io non ho potuto partecipare in nessuno dei casi. Fermate il carro.

COCCHIERE (ferma il carro)

Contento voi… 

(Il suggeritore scende)

(Il carro riparte)

SUGGERITORE 

(Tra sé) Magari fossi contento io. Che professione ingrata la mia, quella del suggeritore. L’ultima ruota del carro della compagnia, eppure senza di me si incaglierebbe nel fango. Ma che ruolo ho io? Relegato in una botola o ai confini del palco, non visto, bisbigliare, sussurrare attacchi- ma che dico?- intere battute a quegli incompetenti che ricordano metà delle cose da dire ad un pubblico che capisce meno della metà delle cose che sente. E si prendono pure gli applausi! E io niente. E pensare che se IO fossi un attore, con tutte le parti che ho dovuto imparare sarei celebre in tutto il globo. A furia di suggerire le battute di drammi storici, sono diventato io Cesare, più di Cesare stesso. Date a me quel che è mio! E le tragedie greche? Le so a memoria tutte e potrei assumere qualsiasi ruolo. Qualsiasi! Antigone o Ismene, Elettra o Crisotemi; che importa da che parte stare? Mi basterebbe avere una parte da prendere! Potrei anche recitare nuovi monologhi in versi, così: 

Maledetto sia il principe danese,

Maledetta la mia compagnia,

Entrambi che impongon storie inattese 

Per un inganno o una qualche bugia.

BECCHINO
Perché parlate in rima?

SUGGERITORE

(Sovrappensiero) Per ordinare le idee.

BECCHINO 

Così ordinate solo le parole, signore.

SUGGERITORE

Voi siete forse un filosofo?

BECCHINO

Scavo nella terra, non nell’animo umano o nelle stelle del cielo. La gente pensa troppo, io penso alla mia vanga.

SUGGERITORE

Oh, un becchino. Come vi invidio.

BECCHINO

Invidia per me, signore? Voi dovete essere un buffone.

SUGGERITORE

Becchino, buffone. Tutto pur di essere qualcuno. Guardatevi intorno: sotto queste lapidi ci saranno politici, cortigiani, avvocati, magari antichissimi re e regine. Tutti interpretavano ruoli, mica li suggerivano agli altri.

BECCHINO

Ah! Saranno pure stati tutte queste cose, ma che importa? Ora sono tutti teschi e ossa per i vermi. Recitano le loro parti, come dite voi, e alcuni hanno molte scene, altri ne hanno meno, ma l’ultimo atto è sempre lo stesso per tutti.

SUGGERITORE

(Ci riflette su) Dite bene, compare becchino.

BECCHINO 

Compare?

SUGGERITORE 

Mi avete sentito.

(Prende la vanga del becchino e inizia a scavare)

Ecco quale sarà la mia parte. Se non posso avere un ruolo nella mia storia scriverò, anzi, scaverò almeno l’epilogo di quelle degli altri. D’altronde, sono abituato a starmene gobbo nell’iposcenio, ora lo farò nel sottopalco del mondo. Se qualcuno chiede, sono sempre stato un becchino.

BECCHINO

Escono tutti pazzi da Elsinore. 

Scena viii

(di Martina Adamini)

Davanti alla locanda

CRIMILDE

Andate compagni, vi raggiungo immediatamente…

(L’attore si volta e guarda la strada da dove sono arrivati pochi istanti prima)

Dunque una messa in scena? Un inganno… Alla fine è tutto un incessante, vorticoso, inconcludente sistema di inganni. Si intrecciano, si rincorrono, si confondono fino a strozzarsi.

E dunque io? Sguattera, fanciullo, garzone, principe, cortigiana, lettighiere, musicante, mendicante, maragià, becchino, dama, cavaliere, nutrice, banchiere: eppure sei stato tutto ciò.

Ma io, chi sono? Sono forse solo un corpo che si presta all’inganno altrui?

Donna: nella sensibilità, nella leggerezza con cui vorresti prendere la vita; uomo: nella tenacia e nella forza; fanciullo: nella spensieratezza. Di qualsiasi personaggio porti alla mente custodisci in te un particolare. Essere pertanto io tutti e i personaggi tanti io?

E come potrei umile, servizievole, indistinto attore, come potrei aver tanta forza da sovvertire l’ordine delle cose? Sarebbe certo assai più semplice negarlo, in fondo un semplice attore non fa altro che seguire gli ordini, recitare un copione. E cos’è un copione se non un’altra realtà?

Se quindi sono l’artefice di continui inganni, non posso che ingannare me stesso. Se decidessi di recitare questa parte tutto sarebbe più semplice; sarei un semplice attore, una pedina mossa da altri, un alfiere sulla scacchiera. Ma il senso? Per quanto allettante, non posso recitare questa parte, poichè sono una pedina, si, tuttavia scelgo io che mossa fare. Sono artefice del mio destino, ma non solo: sul palco cambio il fato di chi osserva.

Dispongo del più grande potere che possa avere l’uomo su un altro uomo. In fin dei conti il teatro è vita, la vita è teatro. Ma come recitare il copione perfetto? L’esatta copia della natura?

 Mettendo in scena la mia realtà, manovrando a mio piacimento le pedine sulla scacchiera, e seguendo quell’antico dettame. Come faceva? Ah si: ”Suit the action to the word, the word to the action” and don’t “o’erstep the modesty of nature”, dal momento che lo scopo del teatro è quello di reggere lo specchio alla natura, di mostrare alla virtù le sue vere sembianze, all’ingiuria la sua immagine, e all’età e al corpo del tempo la loro sagoma e impronta.

Quale sollievo sarà poi a fine giornata pensare che, in fondo, potrai sempre dire di non essere altro che quell’insignificante alfiere, piazzato lì per chissà quale motivo e far scivolare dalle tue spalle, come una veste di seta, il macigno della responsabilità e, finalmente, goderti una coppa di vino.

[L’attore entra finalmente nella taverna e iniziano i festeggiamenti]

Scena ix

(di Alice Pomero)

Taverna, notte fonda

[Orazio entra in scena di corsa e affannato]

ORAZIO

Presto, gentile signora! Possa un buon piatto caldo impedire alle mie membra di collassare! Oh, povero me, a quali fatti mi è stato dato di assistere! Com’è crudele il destino di chi è costretto a vivere privo delle persone più care!

CONSTANCE

Io ti conosco, tu sei il fedele compagno del principe Amleto! Non ti è forse piaciuto il nostro spettacolo che interrompi il nostro festeggiar con sì tante urla?

ORAZIO

Spettacolo? Spettacolo? Ma quale spettacolo?! Qui non c’è nulla di finto!

VERA

Spiegatevi meglio…

ORAZIO

Il ciambellano ucciso per errore e la dolce fanciulla caduta per sua stessa mano! E poi c’è il fratello di lei ingannato dal suo stesso inganno!… Ma soprattutto la regina morta assetata e l’antico re vendicato con il sangue del fratello… Dimmi, può la finzione arrivare a tanto dolore?!

VERA

Allora era davvero tutto reale, dalla prima all’ultima nostra parola recitata! (rivolgendosi al Capocomico/Viola) Perdonateci signore se non vi abbiamo creduto, mai avremmo potuto immaginare tale follia! Come può una simile tragedia rispecchiare il vero?!

ORAZIO

Ahimè, quanto vorrei andare via dal teatro commentando l’ottima esibizione degli attori e nulla più, come se questo strazio durasse il tempo e il luogo di una rappresentazione. Ma questa vicenda ha come tempo l’eternità e come luogo il mondo intero.

SYBYL

E adesso cosa ne sarà di noi e del Paese?

ORAZIO

Amleto stesso ha disposto che tramandassi la sua storia e che Fortebraccio di Norvegia governasse il Regno. Quanto a voi, miei buoni attori, ritenetevi innocenti se ciò v’aggrada…

VERA

E come potremmo non esserlo! Siamo stati coinvolti a nostra insaputa in un’orrenda commedia ai limiti dell’inenarrabile, strumentalizzati senza ritegno in un gioco più grande di noi.

CAPOCOMICO/VIOLA

Eppur la cosa ci ha giovato…

SYBYL

Signore, vi sentite bene? Come potete affermare una cosa simile?

CAPOCOMICO/VIOLA

Pensateci. Non abbiamo forse recitato delle battute nuove su consiglio del principe e realizzato un’opera che può definirsi unica, date le circostanze?

VERA

Signore, siete forse impazzito anche voi intrattenendovi con il principe e la sua corte? Non comprendo il significato delle vostre congetture…

CAPOCOMICO/VIOLA

Ebbene lascia che vi apra gli occhi sull’incredibile opportunità che tale esperienza ci offre. Siamo giunti al castello decisi a portare in scena per l’ennesima volta un’opera antica, vista un milione di volte e senza possibilità di rinnovamento. Ma come ne siamo usciti? Quest’avventura non sarà stata invano se troviamo il coraggio di fruttarla in un’opera nuova, già confezionata peraltro!

SYBYL

Intende dire che vorrebbe fare della storia di Amleto e della sua famiglia una nuova tragedia da poter presto rappresentare?

CAPOCOMICO/VIOLA

Qui ti volevo mio caro compagno.

GIACOMETTA

Certo il ritorno economico dovuto ad una nuova opera sarebbe altissimo, soprattutto senza dover sottrarre il compenso dovuto al tragediografo…ma Signore, lei crede che saremo in grado di appacificarci con la nostra coscienza abbastanza da poter rappresentare questi crimini?

CAPOCOMICO A

Non sarà facile, non ve lo nascondo amici miei, ma non possiamo voltare le spalle ad una simile opportunità. Se la vita ci ha fatto attori, ora dobbiamo recitare.

ORAZIO

È un discorso assai ispirato e veritiero il suo, Signore. Ma fate attenzione, debbo ammonirvi

CAPOCOMICO/VIOLA

Mi scuserete, perchè?

ORAZIO

Credo che lei sappia benissimo a cosa mi riferisco, ma sarà mia premura avvertire gli altri compagni, poiché i timori del vostro amico attore non sono certo infondati. Amici, dovrete essere estremamente cauti nella vostra futura rappresentazione, poiché tutto il mondo è un palcoscenico. Non pensate quindi di poter rinnegare la vostra stessa natura, oltre alla vostra coscienza, perché anche se voi vi credete assolti sarete per sempre coinvolti. Meditate.

VERA

Mio buon signore, non senza preoccupazione salirò sul palco in futuro, ma di certo posso affermare di aver acquisito un’enorme consapevolezza da questa esperienza: l’esistenza è fatta di storie e senza queste noi non esisteremmo.

Scena x

(di Camilla Cattunar)

Taverna, notte fonda

[I due personaggi della scena precedente entrano nella locanda unendosi ai festeggiamenti]

CAPOCOMICO/VIOLA

                              Finora ne sono state fatte di parole! Basta così! Anche chi delle parole fa il proprio mestiere ha bisogno di un momento di tregua. Orsù, leviamo i calici! Dico a tutti, anche voi laggiù. [Rivolto ai due che sono appena entrati]

Brindiamo! Alla corte di Elsinore, ai misteri che racchiudono quelle mura.

[In disparte]

SUDDITO 1:          [Rivolto al P2] Senti, senti! Questa gente arriva dalla corte.

                              A cosa è dovuta questa fuga improvvisa? Guarda là fuori, il materiale sul carro è ammassato alla rinfusa.

SUDDITO 2:          Beh, di questi tempi la corte non dev’essere un ambiente accogliente.

Pare che il povero ragazzo, Amleto, non abbia mai superato la morte del nostro re, qualcuno pensa che ne sia uscito di testa.

SUDDITO 1:          Chiaramente. Lui è un principe, se lo può permettere.

SUDDITO 2:          Cosa vuoi dire?

SUDDITO 1:          Soffrire è un privilegio, una tal debolezza è concessa solo a chi ha potere.

Pensa a noi, a quanti conosciamo e alle nostre famiglie, tutti affrontano disgrazie anche più grandi della morte di un genitore, che per altro è cosa naturale. Eppure, proseguiamo nei nostri affari senza dare di matto, ché altrimenti anche il poco che ci è rimasto va perduto.

SUDDITO 2:          Suvvia, che visione scura. Certo, la nostra vita è più modesta, senza lavoro non campiamo, ma la tristezza è per tutti: sudditi e re, e tutti coglie allo stesso modo. È questione di scegliere la prospettiva migliore da cui osservare…

Si avvicina un attore della compagnia con l’intento

di offrire da bere alla coppia e interrompe il discorso

SYBYL                  Salve signori! Vedo i calici vuoti sul vostro tavolo, non vorrete mica esimervi dai festeggiamenti! Lasciate che vi offra da bere. [si rivolge al cameriere]

SUDDITO 2           Grazie buon uomo!

CONSTANCE        I giorni che abbiamo appena trascorso alla corte sono stati intensi. Abbiamo risposto a inganno per inganno e portato in scena un dramma che mai la nostra immaginazione avrebbe prodotto.

SUDDITO 2           Sicuramente sono storie interessanti, ma a noi interessa sapere se chi ci governa è in gamba.

SYBYL                  Gli equilibri a corte di questi tempi sono fragili.

SUDDITO 2:          Certo, ne siamo al corrente. Ma si parla solo della pazzia di Amleto o c’è dell’altro? Possibile che qualcosa sia stato taciuto?

SYBYL                  Interessante… Posso riferirle ciò che mi è parso, ovvero che il re Claudio sia un sovrano integro e di valore, che ha accolto l’incarico con umiltà. È il nipote a non accettare la realtà, si trovava in uno stato di grande confusione e ha persino cercato di manipolare la nostra arte, chissà a quale fine.

SUDDITO 1:          Non mi è mai andato a genio Claudio… Come si stava meglio quando a governarci era il nostro compianto re, lui sì che era un brav’uomo.

SUDDITO 2:          Stai sempre a lamentarti tu, un re vale l’altro, basta che non porti il paese alla rovina.

SYBYL                  [sovrappensiero] Però devo ammettere che in questi giorni sono accadute cose piuttosto strane, alcuni degli attori hanno giurato di aver visto un fantasma; c’è chi crede che Amleto sia irrequieto per valide ragioni, che abbia subito un torto. Ma via, sono tutte voci.

SUDDITO 2:          Voci, ma interessanti, chissà se conosceremo mai la verità.


[1] Tutte le opere. Vol. 1: Le tragedie William Shakespeare, a cura di Franco Marenco et alii, Bompiani, 2015, p. 857, ATTO III scena I, Gertrude.

[2] Ivi, p. 865, ATTO III scena I, Ofelia.

[3] Ivi, p. 869, ATTO III scena II, Amleto.

[4] Boccaccio, Decameron: in riferimento ai giovani protagonisti del prologo che si allontano dalla città, dando vita ad un’espediente narrativo che intratterrà la narrazione di centinaia di novelle. 

[5] Ivi, p. 897, ATTO III scena II, Amleto.

Scena ii

(di Dario Prunotto)

Nel castello

VERA

su, diamoci da fare, non voglio restare qui un minuto di più.

COLOMBINA

sì, sì, e che c’è da correre? Quel che è fatto, è fatto.

Ma hai visto che faccia aveva il Re quando se ne è andato? E la Regina quasi lo rincorreva.

VERA

proprio per questo voglio lasciare questo castello, non vorrei che ci pensassero complici di un affronto.

Amleto ci  ha ingannati, questo è certo.

(poi, cambiando voce, fa il verso ad Amleto)  “Benvenuti, benvenuti tutti!”  “Su, un discorso appassionato” e ancora:  “La battuta agilmente sulla lingua”.

Un pazzo, cosa si credeva di fare?

COLOMBINA (dopo una pausa di qualche istante, mentre continuano il loro lavoro):

Comunque il  Re era furioso. Penso che ora Amleto sia davvero in pericolo.

VERA

E che vuoi che me ne importi? Gli altri sono già fuori, andiamocene anche noi e lasciamo la corte ai suoi  intrighi.

COLOMBINA

Intrighi? C’è ben altro, ora ho capito. 

“È stato commesso un delitto, un assassinio turpe più di ogni altro, mostruoso e contro natura (1); ci saranno le conseguenze di questa denuncia, di certo non può finire così.

C’è del marcio” (2)

VERA

Non so, può anche essere, che ne sappiamo noi.  Ma sarebbe ancora peggio.

In ogni caso Amleto ci ha usati per i suoi folli scopi, non voglio più avere nulla a che fare con questa storia.

COLOMBINA

Ma lui è un debole e ora ha le spalle al muro.

Mettiamolo  in guardia,  deve fuggire.

Portiamolo con noi.

VERA

Io tengo il mondo per quello che è, un palcoscenico, dove ogni uomo deve recitare una parte” (3)

Io ho fatto la mia, sono solo un attore e ora esco di scena.

COLOMBINA

Ma quella scena era la realtà, era il mondo, e noi ne abbiamo fatto parte. Ora non possiamo fuggire, non dobbiamo sottrarci.

Di tutte le emozioni degradanti, la più maledetta è la paura”. (4)

VERA

parole, parole, parole” (4)

Basta, io me ne vado, qui il nostro compito è finito.

Lei lo guarda, esita ancora per un po’, poi si decide,

finiscono di raccogliere le loro cose e se ne vanno.

  • Amleto, Atto I, Scena V (Lo Spettro)
  • Amleto, Atto I, Scena IV (Marcello)
  • Il mercante di Venezia, Atto I, Scena I (Antonio)
  • Enrico IV parte prima, Atto V, Scena II (Pulzella)
  • Amleto, Atto II, Scena II (Amleto)

Scena iii

(di Francesca Isoardi)

Nel castello

GUNTHER

Non pensate che il comportamento del sovrano sia stato alquanto inusuale?

CLAUS

Effettivamente… di solito le corti sono grandi estimatrici dei nostri spettacoli, nessuno ci aveva mai interrotto prima. Sarà stato a causa di un malessere, il sovrano aveva un colorito piuttosto pallido.

GUNTHER

No, non è stato un malanno. Era perfettamente in salute prima della recita.

E poi avete notato l’espressione raccapricciata che aveva in volto?

CLAUS

Sì, è stato solo per un attimo ma l’ho notato.

GUNTHER

Tradiva un turbamento profondo, diverso dal dolore causato dalla malattia.

[Pausa – continuano a sistemare gli oggetti di scena]

GUNTHER

A meno che…

BERTOLT

Non rimuginare e sbrigati a prendere le tue cose.

GUNTHER: (ignora le sue parole)

Vi è una strana coincidenza tra gli avvenimenti della tragedia e gli ultimi eventi della corte.

CLAUS

Cosa intendi dire?

GUNTHER

In entrambi i casi la morte del re è per avvelenamento.

BERTOLT

Non dimenticare che il nostro re è stato morso da un serpente.

GUNTHER

O così ci hanno fatto credere.

[Breve pausa – Sistemano altri oggetti]

GUNTHER

Oppure rifletti sul comportamento della regina.

GUNTHER

Dopo un breve corteggiamento ha sposAato l’assassino.

CLAUS

Allo stesso modo la regina Gertrude ha sposato re Claudio poco dopo la morte del consorte.

GUNTHER

Secondo questa logica la regina avrebbe sposato l’assassino di re Amleto.

CLAUS

Stai insinuando che re Claudio abbia ucciso re Amleto?

GUNTHER

Nulla lo esclude.

CLAUS

Ma che vai dicendo! Potrebbero impiccarti per quello che stai insinuando.

GUNTHER

Sto solo riflettendo.

BERTOLT

Ed è proprio questo che ti condurrà alla forca.

CLAUS

Re Claudio è un uomo virtuoso. Giurerei sul suo buon cuore.

BERTOLT

Sono d’accordo. Per quanto bizzarra possa essere la corte di Elsinore nessuno sarebbe in grado di commettere tale atto incestuoso. Tanto meno re Claudio.

CLAUS

Esatto! E la regina Gertrude non avrebbe mai sposato un assassino.

BERTOLT

E non dimenticare che siamo in guerra. Rimanere a lungo senza sovrano avrebbe comportato la caduta del regno di Danimarca.

CLAUS

Il comportamento di re Claudio sarà sicuramente causa di un malanno.

Poi è risaputo che gli aristocratici sono cagionevoli di salute. È colpa di quegli accoppiamenti incestuosi tra famigliari: a forza di rimescolarsi, il sangue diventa cattivo.

GUNTHER

E a quanto pare questi accoppiamenti continuano tutt’ora.

[Gli attori hanno terminato di ritirare i loro oggetti ed escono di scena]

Scena iv

(di Matteo Bonino)

Sul carro

ACATO
Certo che quell’Amleto è suonato forte. Mi piace! Dovrebbe squarciare le viscere di quel Re farlocco!

FURIO
Ecco ci risiamo, ancora con queste idee violente. Dovresti piantarla Acato, non fai ridere. Hai preso il tuo farmaco?

ACATO
Certo che le ho preso! E fatti gli affari tuoi! Dico solo il vero: un coltello e tutto sarebbe risolto, al diavolo la corte, al diavolo tutto. Un omicidio tutto pulito.

FURIO
Acato ora stai esagerando! Se continui così chiamo le guardie! Come ti viene in mente? Sei folle come quel folle di Amleto, che cerca vendetta per un presunto assassinio? Tu non stai bene e nemmeno lui!

Servo (tra sé):
Ma cosa litigano a fare?
Blaterano blaterano
come se il loro pensare
contasse qualcosa.
Amleto o non Amleto, ma che vi importa?

ACATO
non è presunto! Qui ti sbagli Furio!

FURIO
come fai a dirlo?

ACATO
glielo ha detto il fantasma di suo padre!

FURIO
Oh Gesù! Questa è bella! Sei matto come un cavallo amico mio!

COCCHIERE (tra sé)
Finito un intrigo
visto il litigio
ci spostiamo di corte
in corte e vediamo
morte e morte.
Sovrani, re e regine.
Schiavi, servi e
cortigiani.
Tutti sono uguali!
In malora a tutti quanti!

ACATO
ma è vero! Li ho visti mentre parlavano!

FURIO
certo certo, ci credo proprio.

(tra sé)

Chissà cosa mettono in quelle erbe medicinali, un giorno o l’altro dovrei provarle.

ACATO
Sei falso! Uno di questi giorni t’accoltello pure a te Furio! Non ne posso più di questo carretto, di questo teatro, di te e di tutti gli altri!

COCCHIERE (tra sé)
Ed io? Dovrei lamentarmi
come voi stupidi?
Chi sono io?
Io…
Ah, io sono nessuno.
Faccio il lavoro sporco,
vesto, trucco
e rumori e luci faccio.
Quello! Tutto il mio lavoro.
Sono servo del teatro,
servo e solo servo
di chi mi comanda.
Che mi importa di quel Re?
Questo mestiere è il mio monarca…

FURIO
Basta! Ora mi hai stufato, vattene a dormire che domani dobbiamo lavorare e alla taverna tu non scendi da questo carretto! Ne ho abbastanza di te! Ne parlerò col CAPOCOMICO A, lui sì che ti concerà per le feste.

COCCHIERE (tra sé)
…servire o non servire,
questo è il dilemma.
Ma che dilemma?!
Servire per campare,
serve,
campare per servire,
campo.
Questo,
questo è quanto.

ACATO
No Furio… scusami ti prego, non volevo. È solo che è una storia assurda. Quell’Amleto parlava di veleni per le orecchie, di incesti, di assassini… la mia vita è così noiosa e triste e vorrei qualcosa di diverso. Furio non sono pazzo, te lo giuro Furio… scusami Furio…

Furio…Buonanotte.

COCCHIERE (tra sé)
Ma andate al diavolo!

Scena v

(di Matilda Marchese)

Sul carro

[Tra il vociare confuso del carro si distingue la conversazione

di un attore e la piccola aiutante della troupe seduta al suo fianco]

BERTOLT (borbottando)

Che giornata stancante oggi, mi sento ancora il viso impastato di quella maledetta robaccia bianca…dovrebbero proprio creare dei trucchi che importunano di meno.

(alla bambina seduta al suo fianco) Ritieniti fortunata tu che, come aiutante della troupe, puoi permetterti di bighellonare dietro le scene. Ti ho vista sai, tutta imbambolata ad osservare Lady Ofelia.

BAMBINA

Già, è davvero bellissima, i suoi capelli sono splendenti, tanto puliti che scommetto profumano di viola e le sue mani sembrano così lisce e morbide…Voglio essere anch’io una principessa da grande!

BERTOLT

Ah, dubito proprio che succederà… (in modo sarcastico) Ma se intraprendi la carriera teatrale magari un giorno ne puoi interpretare una.

(notando l’improvvisa tristezza della bambina) E poi, a dirla tutta, neanche Ofelia è una principessa.

BAMBINA

Come no?  Pensavo che Ofelia e il principe Amleto fossero una cosa sola. Per l’intera rappresentazione non hanno smesso un secondo di parlare, (con un’espressione sognante) lui con la testa appoggiata sul grembo di lei…

BERTOLT (tra sé)

A me sembrava più che battibeccassero,

(alla bambina) Effettivamente dai pettegolezzi che girano in molti sono di questa opinione, sicuramente il padre di lei ne è convinto, da quello che ho sentito ritiene che questo suo amore sia causa del comportamento eccentrico di Amleto.

BAMBINA

Ma certo! Ti dico che c’era qualcosa che brillava nei suoi occhi… deve essere sicuramente amore. E poi è solo naturale che sia così, in tutte le storie che si rispettino la bella e graziosa nobildonna si innamora del principe. 

BERTOLT

Certo e poi queste storie vanno sempre a finire in tragedia! Credevo che essendo cresciuta con una compagnia teatrale fossi meno ingenua ragazzina.

BAMBINA

Ma quella è finzione! è tutta un’esagerazione per intrattenere il pubblico, no? Nella realtà queste cose non succedono veramente. Scommetto che Lady Ofelia e Amleto si sposeranno a breve, e chissà, magari verremo invitati alle nozze.

Scena vi

(di Marta Costa)

Sul carro

GUNTHER

Tira un vento gelido questa notte.

BERTOLT

Faccia pure: rispetto al gelo dentro alle mura del castello, questo è un dolcissimo fiato caldo.

GUNTHER

Contento tu… a me si sta ghiacciando il sangue!

BERTOLT

Il mio è appena tornato liquido…

GUNTHER

Di cosa stai parlando?

BERTOLT

Il marcio della corte di Danimarca mi è penetrato dentro la pelle, giù fin nelle viscere. Ha putrefatto la mia carne e reso il mio sangue ghiaccio.

GUNTHER

Se fossi rimasto in quello stato, forse a quest’ora non mi staresti importunando con i tuoi discorsi astrosi.

BERTOLT

Si dice astrusi

GUNTHER

Ecco, per l’appunto

[pausa]

BERTOLT

Lo so che hai freddo e sei di malumore, ma concentrati per un momento su quanto abbiamo appreso questa sera: il principe Amleto ha assassinato il re suo padre e presto si presenterà con la falce sull’uscio di Claudio

GUNTHER

Non vorrai dirmi di credere anche tu a queste dicerie su Amleto! Pensavo che fossi tu quello intelligente! E invece scopro che presti l’orecchio ai pettegolezzi

BERTOLT

No GUNTHER, io non ascolto i pettegolezzi: sono veleno in forma sonora. No, io credo a quello che vedo.

GUNTHER

Ancora peggio di quel che pensassi! Hai “visto” anche tu quel dannato fantasma? (quando dice “visto” fa il segno delle virgolette)

BERTOLT

No! Quel fantasma… o sagoma… o quella cosa insomma… io non l’ho vista. Con il nostro spettacolo abbiamo messo in scena la corte di Danimarca. Abbiamo messo Amleto di fronte a uno specchio e io ho visto come ne è stato smosso!

GUNTHER

Io non ho visto che dolore negli occhi di Amleto. Nessuna furia omicida, nessun rimorso. Dolore. E ora ti dico dove si trova la verità: nel pensare lucidamente. Claudio avrebbe avuto ogni vantaggio ad assassinare suo fratello: il suo potere, la sua sposa, perfino suo figlio. Amleto invece che vantaggio ne avrebbe tratto? 

BERTOLT

Questo non ci è dato saperlo. Non basta conoscere delle note, per suonare l’anima di un uomo. Non siamo né musicisti né flauti 

(pausa)

Tenti di trovare un motivo razionale nell’agire delle persone, ma non funziona così. Noi uomini siamo razionali, è vero, ma anche passionali. Solo il teatro ci ricorda la nostra doppia anima.

GUNTHER

Be’ comunque se fanno fuori il re chi lo sa… magari verranno a cercare me, visto che l’ho interpretato così bene

BERTOLT  

Con quello che trinchi, saresti un perfetto sostituto del corrente sovrano 

GUNTHER  

Comunque rifiuterei, metti che poi uccidano anche me

BERTOLT

Il potere comporta sempre una componente violenta, chi ce l’ha lo ha messo in conto 

GUNTHER

Il re Claudio ha messo in conto di poter morire?

BERTOLT

Forse inizia a farlo da stasera. Nessuno, neanche un re, si può sottrarre alle brame di un uomo determinato e potente

GUNTHER 

O forse, nessun re si può sottrarre alle faccende d’onore! Amleto ucciderà il re assassino come Giustizia esige.

BERTOLT  

Vedo che continui imperterrito sulla tua strada. Non tenterò più di convincerti del contrario.

Scena vii

(di Filippo Pittavino)

Sul carro

SUGGERITORE

Fermate il carro!

COCCHIERE

E perché mai?  

SUGGERITORE

Io scendo qui.

COCCHIERE

Qui? Nel cimitero di Elsinore?

SUGGERITORE

Sempre meglio che stare qua a sentire i discorsi di tutti voi. Se resto a bordo ne uscirò pazzo e mi sembra che qua tutti abbiano già un pazzo di cui parlare. Non fate altro da ore e ore e ore… a chi importa cosa sia vero o cosa sia una simulazione? Tanto io non ho potuto partecipare in nessuno dei casi. Fermate il carro.

COCCHIERE (ferma il carro)

Contento voi… 

(Il suggeritore scende)

(Il carro riparte)

SUGGERITORE 

(Tra sé) Magari fossi contento io. Che professione ingrata la mia, quella del suggeritore. L’ultima ruota del carro della compagnia, eppure senza di me si incaglierebbe nel fango. Ma che ruolo ho io? Relegato in una botola o ai confini del palco, non visto, bisbigliare, sussurrare attacchi- ma che dico?- intere battute a quegli incompetenti che ricordano metà delle cose da dire ad un pubblico che capisce meno della metà delle cose che sente. E si prendono pure gli applausi! E io niente. E pensare che se IO fossi un attore, con tutte le parti che ho dovuto imparare sarei celebre in tutto il globo. A furia di suggerire le battute di drammi storici, sono diventato io Cesare, più di Cesare stesso. Date a me quel che è mio! E le tragedie greche? Le so a memoria tutte e potrei assumere qualsiasi ruolo. Qualsiasi! Antigone o Ismene, Elettra o Crisotemi; che importa da che parte stare? Mi basterebbe avere una parte da prendere! Potrei anche recitare nuovi monologhi in versi, così: 

Maledetto sia il principe danese,

Maledetta la mia compagnia,

Entrambi che impongon storie inattese 

Per un inganno o una qualche bugia.

BECCHINO
Perché parlate in rima?

SUGGERITORE

(Sovrappensiero) Per ordinare le idee.

BECCHINO 

Così ordinate solo le parole, signore.

SUGGERITORE

Voi siete forse un filosofo?

BECCHINO

Scavo nella terra, non nell’animo umano o nelle stelle del cielo. La gente pensa troppo, io penso alla mia vanga.

SUGGERITORE

Oh, un becchino. Come vi invidio.

BECCHINO

Invidia per me, signore? Voi dovete essere un buffone.

SUGGERITORE

Becchino, buffone. Tutto pur di essere qualcuno. Guardatevi intorno: sotto queste lapidi ci saranno politici, cortigiani, avvocati, magari antichissimi re e regine. Tutti interpretavano ruoli, mica li suggerivano agli altri.

BECCHINO

Ah! Saranno pure stati tutte queste cose, ma che importa? Ora sono tutti teschi e ossa per i vermi. Recitano le loro parti, come dite voi, e alcuni hanno molte scene, altri ne hanno meno, ma l’ultimo atto è sempre lo stesso per tutti.

SUGGERITORE

(Ci riflette su) Dite bene, compare becchino.

BECCHINO 

Compare?

SUGGERITORE 

Mi avete sentito.

(Prende la vanga del becchino e inizia a scavare)

Ecco quale sarà la mia parte. Se non posso avere un ruolo nella mia storia scriverò, anzi, scaverò almeno l’epilogo di quelle degli altri. D’altronde, sono abituato a starmene gobbo nell’iposcenio, ora lo farò nel sottopalco del mondo. Se qualcuno chiede, sono sempre stato un becchino.

BECCHINO

Escono tutti pazzi da Elsinore. 

Scena viii

(di Martina Adamini)

Davanti alla locanda

CRIMILDE

Andate compagni, vi raggiungo immediatamente…

(L’attore si volta e guarda la strada da dove sono arrivati pochi istanti prima)

Dunque una messa in scena? Un inganno… Alla fine è tutto un incessante, vorticoso, inconcludente sistema di inganni. Si intrecciano, si rincorrono, si confondono fino a strozzarsi.

E dunque io? Sguattera, fanciullo, garzone, principe, cortigiana, lettighiere, musicante, mendicante, maragià, becchino, dama, cavaliere, nutrice, banchiere: eppure sei stato tutto ciò.

Ma io, chi sono? Sono forse solo un corpo che si presta all’inganno altrui?

Donna: nella sensibilità, nella leggerezza con cui vorresti prendere la vita; uomo: nella tenacia e nella forza; fanciullo: nella spensieratezza. Di qualsiasi personaggio porti alla mente custodisci in te un particolare. Essere pertanto io tutti e i personaggi tanti io?

E come potrei umile, servizievole, indistinto attore, come potrei aver tanta forza da sovvertire l’ordine delle cose? Sarebbe certo assai più semplice negarlo, in fondo un semplice attore non fa altro che seguire gli ordini, recitare un copione. E cos’è un copione se non un’altra realtà?

Se quindi sono l’artefice di continui inganni, non posso che ingannare me stesso. Se decidessi di recitare questa parte tutto sarebbe più semplice; sarei un semplice attore, una pedina mossa da altri, un alfiere sulla scacchiera. Ma il senso? Per quanto allettante, non posso recitare questa parte, poichè sono una pedina, si, tuttavia scelgo io che mossa fare. Sono artefice del mio destino, ma non solo: sul palco cambio il fato di chi osserva.

Dispongo del più grande potere che possa avere l’uomo su un altro uomo. In fin dei conti il teatro è vita, la vita è teatro. Ma come recitare il copione perfetto? L’esatta copia della natura?

 Mettendo in scena la mia realtà, manovrando a mio piacimento le pedine sulla scacchiera, e seguendo quell’antico dettame. Come faceva? Ah si: ”Suit the action to the word, the word to the action” and don’t “o’erstep the modesty of nature”, dal momento che lo scopo del teatro è quello di reggere lo specchio alla natura, di mostrare alla virtù le sue vere sembianze, all’ingiuria la sua immagine, e all’età e al corpo del tempo la loro sagoma e impronta.

Quale sollievo sarà poi a fine giornata pensare che, in fondo, potrai sempre dire di non essere altro che quell’insignificante alfiere, piazzato lì per chissà quale motivo e far scivolare dalle tue spalle, come una veste di seta, il macigno della responsabilità e, finalmente, goderti una coppa di vino.

[L’attore entra finalmente nella taverna e iniziano i festeggiamenti]

Scena ix

(di Alice Pomero)

Taverna, notte fonda

[Orazio entra in scena di corsa e affannato]

ORAZIO

Presto, gentile signora! Possa un buon piatto caldo impedire alle mie membra di collassare! Oh, povero me, a quali fatti mi è stato dato di assistere! Com’è crudele il destino di chi è costretto a vivere privo delle persone più care!

CONSTANCE

Io ti conosco, tu sei il fedele compagno del principe Amleto! Non ti è forse piaciuto il nostro spettacolo che interrompi il nostro festeggiar con sì tante urla?

ORAZIO

Spettacolo? Spettacolo? Ma quale spettacolo?! Qui non c’è nulla di finto!

VERA

Spiegatevi meglio…

ORAZIO

Il ciambellano ucciso per errore e la dolce fanciulla caduta per sua stessa mano! E poi c’è il fratello di lei ingannato dal suo stesso inganno!… Ma soprattutto la regina morta assetata e l’antico re vendicato con il sangue del fratello… Dimmi, può la finzione arrivare a tanto dolore?!

VERA

Allora era davvero tutto reale, dalla prima all’ultima nostra parola recitata! (rivolgendosi al Capocomico/Viola) Perdonateci signore se non vi abbiamo creduto, mai avremmo potuto immaginare tale follia! Come può una simile tragedia rispecchiare il vero?!

ORAZIO

Ahimè, quanto vorrei andare via dal teatro commentando l’ottima esibizione degli attori e nulla più, come se questo strazio durasse il tempo e il luogo di una rappresentazione. Ma questa vicenda ha come tempo l’eternità e come luogo il mondo intero.

SYBYL

E adesso cosa ne sarà di noi e del Paese?

ORAZIO

Amleto stesso ha disposto che tramandassi la sua storia e che Fortebraccio di Norvegia governasse il Regno. Quanto a voi, miei buoni attori, ritenetevi innocenti se ciò v’aggrada…

VERA

E come potremmo non esserlo! Siamo stati coinvolti a nostra insaputa in un’orrenda commedia ai limiti dell’inenarrabile, strumentalizzati senza ritegno in un gioco più grande di noi.

CAPOCOMICO/VIOLA

Eppur la cosa ci ha giovato…

SYBYL

Signore, vi sentite bene? Come potete affermare una cosa simile?

CAPOCOMICO/VIOLA

Pensateci. Non abbiamo forse recitato delle battute nuove su consiglio del principe e realizzato un’opera che può definirsi unica, date le circostanze?

VERA

Signore, siete forse impazzito anche voi intrattenendovi con il principe e la sua corte? Non comprendo il significato delle vostre congetture…

CAPOCOMICO/VIOLA

Ebbene lascia che vi apra gli occhi sull’incredibile opportunità che tale esperienza ci offre. Siamo giunti al castello decisi a portare in scena per l’ennesima volta un’opera antica, vista un milione di volte e senza possibilità di rinnovamento. Ma come ne siamo usciti? Quest’avventura non sarà stata invano se troviamo il coraggio di fruttarla in un’opera nuova, già confezionata peraltro!

SYBYL

Intende dire che vorrebbe fare della storia di Amleto e della sua famiglia una nuova tragedia da poter presto rappresentare?

CAPOCOMICO/VIOLA

Qui ti volevo mio caro compagno.

GIACOMETTA

Certo il ritorno economico dovuto ad una nuova opera sarebbe altissimo, soprattutto senza dover sottrarre il compenso dovuto al tragediografo…ma Signore, lei crede che saremo in grado di appacificarci con la nostra coscienza abbastanza da poter rappresentare questi crimini?

CAPOCOMICO A

Non sarà facile, non ve lo nascondo amici miei, ma non possiamo voltare le spalle ad una simile opportunità. Se la vita ci ha fatto attori, ora dobbiamo recitare.

ORAZIO

È un discorso assai ispirato e veritiero il suo, Signore. Ma fate attenzione, debbo ammonirvi

CAPOCOMICO/VIOLA

Mi scuserete, perchè?

ORAZIO

Credo che lei sappia benissimo a cosa mi riferisco, ma sarà mia premura avvertire gli altri compagni, poiché i timori del vostro amico attore non sono certo infondati. Amici, dovrete essere estremamente cauti nella vostra futura rappresentazione, poiché tutto il mondo è un palcoscenico. Non pensate quindi di poter rinnegare la vostra stessa natura, oltre alla vostra coscienza, perché anche se voi vi credete assolti sarete per sempre coinvolti. Meditate.

VERA

Mio buon signore, non senza preoccupazione salirò sul palco in futuro, ma di certo posso affermare di aver acquisito un’enorme consapevolezza da questa esperienza: l’esistenza è fatta di storie e senza queste noi non esisteremmo.

Scena x

(di Camilla Cattunar)

Taverna, notte fonda

[I due personaggi della scena precedente entrano

nella locanda unendosi ai festeggiamenti]

CAPOCOMICO/VIOLA

                              Finora ne sono state fatte di parole! Basta così! Anche chi delle parole fa il proprio mestiere ha bisogno di un momento di tregua. Orsù, leviamo i calici! Dico a tutti, anche voi laggiù. [Rivolto ai due che sono appena entrati]

Brindiamo! Alla corte di Elsinore, ai misteri che racchiudono quelle mura.

[In disparte]

SUDDITO 1:          [Rivolto al P2] Senti, senti! Questa gente arriva dalla corte.

                              A cosa è dovuta questa fuga improvvisa? Guarda là fuori, il materiale sul carro è ammassato alla rinfusa.

SUDDITO 2:          Beh, di questi tempi la corte non dev’essere un ambiente accogliente.

Pare che il povero ragazzo, Amleto, non abbia mai superato la morte del nostro re, qualcuno pensa che ne sia uscito di testa.

SUDDITO 1:          Chiaramente. Lui è un principe, se lo può permettere.

SUDDITO 2:          Cosa vuoi dire?

SUDDITO 1:          Soffrire è un privilegio, una tal debolezza è concessa solo a chi ha potere.

Pensa a noi, a quanti conosciamo e alle nostre famiglie, tutti affrontano disgrazie anche più grandi della morte di un genitore, che per altro è cosa naturale. Eppure, proseguiamo nei nostri affari senza dare di matto, ché altrimenti anche il poco che ci è rimasto va perduto.

SUDDITO 2:          Suvvia, che visione scura. Certo, la nostra vita è più modesta, senza lavoro non campiamo, ma la tristezza è per tutti: sudditi e re, e tutti coglie allo stesso modo. È questione di scegliere la prospettiva migliore da cui osservare…

Si avvicina un attore della compagnia con l’intento

di offrire da bere alla coppia e interrompe il discorso

SYBYL                  Salve signori! Vedo i calici vuoti sul vostro tavolo, non vorrete mica esimervi dai festeggiamenti! Lasciate che vi offra da bere. [si rivolge al cameriere]

SUDDITO 2           Grazie buon uomo!

CONSTANCE        I giorni che abbiamo appena trascorso alla corte sono stati intensi. Abbiamo risposto a inganno per inganno e portato in scena un dramma che mai la nostra immaginazione avrebbe prodotto.

SUDDITO 2           Sicuramente sono storie interessanti, ma a noi interessa sapere se chi ci governa è in gamba.

SYBYL                  Gli equilibri a corte di questi tempi sono fragili.

SUDDITO 2:          Certo, ne siamo al corrente. Ma si parla solo della pazzia di Amleto o c’è dell’altro? Possibile che qualcosa sia stato taciuto?

SYBYL                  Interessante… Posso riferirle ciò che mi è parso, ovvero che il re Claudio sia un sovrano integro e di valore, che ha accolto l’incarico con umiltà. È il nipote a non accettare la realtà, si trovava in uno stato di grande confusione e ha persino cercato di manipolare la nostra arte, chissà a quale fine.

SUDDITO 1:          Non mi è mai andato a genio Claudio… Come si stava meglio quando a governarci era il nostro compianto re, lui sì che era un brav’uomo.

SUDDITO 2:          Stai sempre a lamentarti tu, un re vale l’altro, basta che non porti il paese alla rovina.

SYBYL                  [sovrappensiero] Però devo ammettere che in questi giorni sono accadute cose piuttosto strane, alcuni degli attori hanno giurato di aver visto un fantasma; c’è chi crede che Amleto sia irrequieto per valide ragioni, che abbia subito un torto. Ma via, sono tutte voci.

SUDDITO 2:          Voci, ma interessanti, chissà se conosceremo mai la verità.

[Sipario]

***Questa riscrittura è stata composta a più mani ed è stata oggetto di una lettura pubblica a gennaio 2024 nell’ambito del corso Le forme del sonetto, le forme del tragico: da Shakespeare a Petrarca (Prof.ssa Chiara Lombardi – Letterature comparate B; con il coordinamento della dott.ssa Valentina Monateri e del dott. Gabriele Corna)


[1] William Shakespeare, Amleto, Milano, Feltrinelli, 1995

 p. 57, Atto I, scena quarta.

[2] ivi, p. 51.

[3] ibidem.

[4] ivi, p. 31, Atto I, Scena seconda, monologo di Amleto.

[5] ivi, p. 63, Atto I, Scena quinta.

[6] ibidem.

[7] ivi, p. 243, Atto V, Scena prima.

[8] ivi, p. 83, Atto II, Scena seconda, dialogo tra Claudio, Rosencrantz e Guildenstern.

[9] ivi, p. 129, Atto III, Scena prima, dialogo tra Amleto e Ofelia.

[10] ibidem.

[11] ivi, p. 129.

[12] ibidem.

[13] ivi, p. 175, Atto III, Scena quarta, dialogo tra Gertrude e Amleto.

[14] ivi, p. 177.

[15] ibidem.

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